Franco De Angelis. Molto più di un pittore
Ricevere così la notizia che l’artista Franco De Angelis (1939 – 2024) non è più tra noi è stato come chiudere l’ultima pagina di un libro che con l’immaginazione sfogliavi tutti i giorni.
L’ultima estate a Sestri Levante mi è sembrata … zoppa. Passavo quasi tutti i giorni in Corso Colombo, rallentavo davanti ad una panchina vuota, entravo in un portone, percorrevo quel corridoio che mi portava a quel breve terrapieno e trovavo sempre la porta chiusa di quello che è stato l’ultimo rifugio/studio dell’amico Franco.
Dopo aver saputo del suo incidente ho atteso e di rivederlo tra i suoi quadri, i suoi pennelli e tutti quegli acquarelli che facevano rivivere le bellezze di Sestri. Un giorno chiesi a due operai che lavoravano nelle vicinanze del perché quella porta era sempre chiusa, non sapevano nulla, ho chiesto ad altre persone notizie, niente, sembrava che qualcuno avesse timore di darmi un dispiacere.
Ora che so del perché Franco non l’ho più incontrato mi sento tremendamente più sola e vedo Sestri più piccola. In gioventù ci si vedeva ogni giorno, io nel negozio di mobili, lui nella cartoleria a fianco, ed il suo saluto era: “Terre, come stai”.
Ricordo quanto ci impegnammo per preparare un gagliardetto per la squadra del Sestri Levante da consegnare alla compagine di Ala di Trento in occasione dell’incontro che ci avrebbe permesso di fare la semifinale di Coppa Italia. Io cucii le due tele rosso e blù, i nastri dorati e intrecciati ai lati e annodai i due fiocchi attaccandoli ad un bastoncino tondo e lui dipinse la sigla U.S. SESTRI LEVANTE 1919. Era la primavera del 1970 e chissà se quel gagliardetto sarà ancora appeso sul muro della sede di quella società.
Franco non si poteva non incontrarlo, nel carruggio o sulla sabbia della baia del silenzio, dietro a quel cavalletto, e con il suo immancabile berretto da marinaio o meglio da …Braccio di Ferro.
C’era in lui quella particolare gentilezza che faceva apprezzare l’appartenenza alla nostra comunità: il suo viso solcato da profonde rughe diceva molto e di più dell’essere “sestrino” fino in fondo.
Amava il mare come la sua seconda pelle, il sole che al tramonto diventava una palla di fuoco, quella corona di palme che lo seguiva lungo il viale della Rimembranza, quella penisola che si tuffava nella baia delle favole, e quei “leudi” che, già nei suoi primi quadri, la facevano da “attori” protagonisti in tele dai colori dolci e ti facevano immaginare forse quel sapore di …sale che ancora oggi percepisci se calpesti quella rena nera che ti porta fino alla battigia dove l’onda muore tra la spuma di lacrime bianche.
Guardo oggi un suo quadro che conservo gelosamente, è muto, ma mi dice molto di Franco, del suo passo veloce, di quando lo incontravo davanti alla chiesa di San Antonio che attendeva il bus per tornare a casa, o quel suo descrivermi di quelle sue nuove innovazioni nel dipingere, o nel vederlo sorridere mentre chiacchierava ora con il pescivendolo o con quelle signore che uscendo dal parrucchiere si fermavano per un saluto.
Mi mancherà la persona, l’amico di ieri e di quello che è stato per oltre sessant’anni. Da lassù dipingerai ancora e sicuramente inventerai colori nuovi come hai sempre fatto in tutta la tua vita. Ciao Franco.
Immagini: dall’alto 1) il pittore Franco De Angelis (1939 – 2024); in basso il suo dipinto ‘La baia del silenzio’