Ricordi di un’estate che non vuol finire

L’estate del 2018 ha lottato con le unghie e con i denti per non andare via, ed ancora sta pensando che non è venuta l’ora di morire. Con qualche singhiozzo luglio si era presentato, poi ha stretto un patto di ferro con il sole e con il caldo, e gli italiani ne hanno subito accusato le conseguenze. Giorni di afa, di temperature alte, con sudorazioni che hanno depauperato le risorse idriche di ogni corpo. Tutto vero. Ma vuoi mettere la goduria e il refrigerio provato con un tuffo nel mare o in piscina!

E poi quelle notti seduti sulla sabbia ad immagazzinare iodio dopo aver assistito ad un tramonto del sole che mai avresti immaginato così bello! La partenza ti aveva arrecato un po’ d’ansia, la valigia era troppo piccola? Riusciva a contenere tutto ciò che ti sarebbe servito? Avevi impiegato molto tempo a decidere gli abiti che avresti indossato nelle varie occasioni che si sarebbero presentate, ma alla fine avevi deciso che per la spiaggia bastava un costume ed un copri costume, per le passeggiate qualche tunica larga in tessuto di lino, per la sera un paio di pantaloni e qualche camicetta in chiffon accompagnata da due scialli per proteggerti dall’umidità.

Il treno ti aveva condotto alla meta prevista, ed all’arrivo hai assaporato l’aria di casa che era così diversa da quella che avevi respirato in città a tal punto che ti sembrava avesse un sapore di verbena tanto era leggera.

Vacanza vuol dire erroneamente riposo, vuol dire rivedere i volti delle persone care con le quali hai trascorso la tua fanciullezza, osservare i luoghi che hai amato e scoprire che sono sempre eguali anche se oggi i giardini sono in fiore, gli alberi hanno un cappotto verde e rigoglioso, la terra profuma di quell’agro odore di erba appena tagliata. Quando eri andata via l’autunno era inoltrato e c’era nell’aria il primo sentore di pioggia.  E così le tue giornate estive sono volate via e nemmeno te ne sei accorta, tutto passa, anche se il tuo cuore recepisce ancora quanto hai osservato ed hai accolto come esperienze nuove di una conoscenza del passato che ignoravi e che ti ha completato in quanto a bellezza per l’arte e che ti ha aggiunto una certa dose di sensibilità e meraviglia verso la natura e il creato.

Battisti diceva in una sua canzone “ tu chiamale se vuoi, emozioni” e tali sono state per me vedere le sculture di Maragliano, lo straordinario  dipinto di Domenico Fiasella ove la discesa dello Spirito Santo sembra avvenire proprio davanti ai tuoi occhi, assistere alla performance teatrale, in una notte di luna piena, sulla vita di Matilde di Canossa e Enrico IV, ripercorrere con le immagini  i ricordi degli anni in cui la mia città, grazie allo scrittore sestrese Giovanni Descalzo che assieme a Leonardo Sinisgalli, Salvatore Quasimodo, Camillo Sbarbaro, Carlo Bo, Marise Ferro ed il premio Nobel Eugenio Montale e con il romanziere Arthur Van Schendel, la fotografa Emmy Andriesse, la pittrice Dina Bellotti e lo scultore Messina e il suo allievo Giovanni Carniglia fondarono un vero e proprio cenacolo culturale. Tuffarmi poi nel mondo dell’archeologia, con le sue continue scoperte, nella storia delle sepolture monumentali del ‘500 è stato un salto all’indietro nel tempo che ha arricchito  la conoscenza cui si era data poca importanza.

Poi quel pugno nello stomaco alla vigilia di ferragosto. La caduta di quel ponte che ha mozzato il fiato all’Italia, che ha portato sgomento e rabbia, una nuvola nera che ha offuscato l’estate.  Dolore e silenzi, muti sentimenti covati in ogni cuore, domande e perché rimasti sempre senza risposte. Nessuno saprà mai per  quanti l’estate è finita in quel momento.

Ma la vita è continuata e negli ultimi giorni di vacanza ho cercato di vivere lo stupore di quanto la natura riesce ancora a regalarci.  Avete mai assistito al sorgere del sole e contemporaneamente vedere la luna che sta scomparendo a ponente?  I colori di quel mattino non si possono descrivere, tutto è un trionfo di luce abbagliante. Il rosso, l’oro, l’argento, l’azzurro, il verde, il blu, il giallo, una miriade di emozioni alle quali non riesci a dare un nome, e ti chiedi: “C’è qualcosa di più bello? I miei occhi chiedono di vedere altro?”

E così non mi resta che ricordare la poesia che solo qualche notte prima di quel mattino,  mi aveva accompagnato in un sottofondo musicale e fino a quando il sonno aveva vinto la mia stanchezza. Il mio ritorno in città non spegnerà la magia di quel cielo azzurro, di quella palla di fuoco che è il sole, di quel mare che pur vivo non fa rumore, e di quella luna che tornerà quando la sera sostituirà il nuovo giorno!

Come una preghiera

Star fermi di fronte al mare
Una mattina di queste
Guardare da levante
Dove sorge il sole
Vedo le barche dei pescatori
Navigare pianino
Per andare dove il mare gli dice.
Li sento parlare, li sento gridare
E poi pian pianino si perdono le voci
Intanto il sole esce
Sparge la luce intorno
E porta via le ombre dalla spiaggia
E tu pensi: “E’ tutta una magia”
E tu credi che qualcuno è stato
E tu pensi: E’ tutta una magia”
E ti trovi lì, come a pregare!

di Luigi di Lorenzo “Dillo” e Nino Nicolini  (con sottofondo musicale)

 

Foto – dipinti di Edward Hopper: dall’alto ‘Jo-Sketching at Good Harbor Beach’ 1925-28 e ‘Stanza sul mare’ 1951

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