Le intolleranze alimentari e i falsi test del web
Le intolleranze alimentari, sempre più spesso, sono considerate le cause di disturbi gastrici (fastidioso gonfiore addominale e scarsa digeribilità) e di sovrappeso e obesità. Ma sono considerazioni empiriche che portano all’autodiagnosi. Nonostante i fastidi gastrici siano molti diffusi, sono poche le persone che si recano dal medico e si sottopongono agli esami necessari. Per trovare rimedio ai malesseri si tende a spulciare su Internet, dove esiste una vasta letteratura di autori non specializzati, oltre ad un ‘ampia offerta di test (costosi) sulle intolleranze alimentari non suffragati da criteri scientifici, pertanto di scarsa, se non di nessuna, attendibilità. Quindi la cura diventa peggiore della malattia. E non solo perché non viene identificata la vera origine che provoca i malesseri ma, posto che spesso si pensa che la soluzione sia una dieta, ci si espone al rischio di carenze nutrizionali.
A denunciarlo è il presidente dell’ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) Antonio Caretto, che afferma: “Sempre più spesso ci troviamo di fronte a casi di pazienti disorientati e in sovrappeso che si rivolgono al medico, convinti di essere intolleranti a determinati alimenti, solo perché accusano gonfiore addominale e scarsa digeribilità. Il più delle volte questi pazienti si presentano con i risultati di test non validati e dopo aver seguito delle diete selettive assolutamente prive di efficacia e soprattutto dannose proposte da personale non ascrivibile all’ambito sanitario”.
Di certo, poi, non sono le intolleranze alimentari la causa del sovrappeso e dell’obesità.
In Italia è in sovrappeso più di 1 persona su 3, soprattutto di genere maschile (45,5% di uomini contro il 26,8% delle donne) mentre di obesità ne soffre 1 persona su 10. Ma attenzione, l’obesità è una malattia, ci avvisa l’ADI, e va affrontata “in maniera integrata”; si tratta di una “patologia epidemica” che vede gli esperti “concordi” nel definirla “una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali”.
Per cercare di orientare le persone interessate a riconoscere le false promesse che si nascondono dietro i falsi test ed evitare di imbattersi in falsi professionisti, l’ADI ha elaborato un decalogo, ratificato dal Ministero della Salute, con i consigli da seguire.
Il Decalogo
Le intolleranze alimentari non sono responsabili di sovrappeso e obesità, che sono condizioni causate prevalentemente da uno stile di vita inadeguato. Le intolleranze alimentari “vere” sono poche e possono indurre disturbi gastrointestinali o di altro genere.
No all’autodiagnosi ed ai test effettuati direttamente presso i centri laboratoristici senza prescrizione medica. Se si sospetta una reazione indesiderata a seguito dell’ingestione di uno o più alimenti è necessario rivolgersi al proprio medico, che valuterà l’invio allo specialista medico competente. Lo specialista è in grado di valutare quali indagini prescrivere per formulare la diagnosi più corretta.
Non rivolgersi a personale non sanitario e attenzione a coloro che praticano professioni sanitarie senza averne alcun titolo. Spesso i test non validati per la diagnosi di intolleranza alimentare, vengono proposti da figure professionali eterogenee, non competenti, non abilitate e non autorizzate, anche non sanitarie. Non effettuare test per intolleranze alimentari non validati scientificamente in qualsiasi struttura, anche sanitaria. Solo il medico può fare diagnosi.
Diffidare da chiunque proponga test di diagnosi di intolleranza alimentare per i quali manca evidenza scientifica di attendibilità. I test non validati sono: dosaggio IgG4, test citotossico, Alcat test, test elettrici (vega-test, elettroagopuntura di Voll, bioscreening, biostrengt test, sarm test, moratest), test kinesiologico, dria test, analisi del capello, iridologia, biorisonanza, pulse test, riflesso cardiaco auricolare.
Non escludere nessun alimento dalla dieta senza una diagnosi ed una prescrizione medica. Le diete di esclusione autogestite, inappropriate e restrittive possono comportare un rischio nutrizionale non trascurabile e, nei bambini, scarsa crescita e malnutrizione. Possono inoltre slatentizzare disturbi
alimentari. Quando si intraprende una dieta di esclusione, anche per un solo alimento o gruppo alimentare, devono essere fornite specifiche indicazioni nutrizionali, per assicurare un adeguato apporto calorico e, di macro e micronutrienti.
La dieta è una terapia e pertanto deve essere prescritta dal medico. La dieta deve essere gestita e monitorata da un professionista competente per individuare precocemente i deficit nutrizionali e, nei bambini, verificare che l’accrescimento sia regolare.
Non eliminare il glutine dalla dieta senza una diagnosi certa di patologia glutine correlata. La diagnosi di tali condizioni deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, seguendo le linee guida diagnostiche.
Non eliminare latte e derivati dalla dieta senza una diagnosi certa di intolleranza al lattosio o di allergie alle proteine del latte. La diagnosi di intolleranza al lattosio o allergie alle proteine del latte deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, tramite test specifici e validati.
A chi rivolgersi per una corretta diagnosi? Medico (dietologo, medico di medicina generale, pediatra di libera scelta, allergologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo, internista, pediatra).
Non utilizzare internet per diagnosi e terapia. Il web, i social network ed i mass media hanno un compito informativo e divulgativo e non possono sostituire la competenza e la responsabilità del medico nella diagnosi e prescrizione medica.