Voglia di fare il papà. Legge permettendo

Papà senza le mammeCresce il numero dei congedi parentali maschili per la paternità. Lo riferisce la ricerca condotta dall’UHY Italy.  Il 7% del 2008 si è più che raddoppiato in 8 anni, raggiungendo il 15% del 2015. Rapportate le percentuali in numeri significa che le 19.586 richieste del 2008 sono diventate 44.400 nel 2015. I papà lavoratori dipendenti, che mettono da parte la carriera per stare accanto al loro nascituro, sono oggi circa 300mila.  Un fenomeno che si riscontra soprattutto fra i papà con un’età che varia tra i 30 e i 39 anni (due terzi del totale), mentre un quarto è ultraquarantenne.

Questa è la buona notizia. Poi seguono quelle meno buone  Decrescono le nascite. Sono sempre meno le coppie sotto i 30 anni che possono beneficiare dei permessi genitoriali; infatti, se nel 2014 erano 34.601 diventano 31.954: effetti della precarizzazione del mondo del lavoro. Mentre in merito ai congedi parentali maschili, nonostante il considerevole aumento registrato, secondo uno studio Ocse del 2016, fra i 27 Paesi, membri dell’organizzazione internazionale, l’Italia continua a essere agli ultimi posti.

Le mancanza del sistema Italia

Ma la colpa non è tanto degli uomini.  I dati, per l’appunto, lo dimostrano, quanto per la magra spesa che il Belpaese gli assegna: il 19% rispetto al 29% di Gran Bretagna, 27% di Germania, 24 % della Francia e 21% della Spagna.  Campioni i Paesi Scandinavi con percentuali che superano il 50%.

In Italia sono circa 2 milioni le donne che prendono il congedo di maternità e spesso allungano il periodo col congedo parentale. I padri si trovano in una situazione completamente differente: soltanto dal 2013 è obbligatorio il congedo di paternità di 1 giorno, diventati 2 nel 2016 più 2 facoltativi nei primi 5 mesi del neonato.
Ben diversa la situazione negli altri Paesi Ocse, che assegnano al neo papà un periodo ben più lungo: la Danimarca 2 settimane; la Spagna riconosce ai neo papà 15 giorni; il Belgio 3 + 10 facoltativi; la Francia 11 giorni.  Paese modello, anche in questa classifica, uno scandinavo, la Norvegia, che prevede un pacchetto di 54 settimana a entrambi i genitori.

Il ddl c’è. Ma è fermo in Commissione Lavoro dal 2015

Camera - Diamo voce ai papàL’Inps è consapevole del gap italiano e ha proposto un periodo di congedo paterno obbligatorio di 15 giorni, entro il primo mese di vita del figlio. La proposta è stata raccolta dal Pd che il 22 ottobre 2015 ha presentato al Senato un disegno di legge.  Il ddl 3376, prima firmataria Titta di Salvo, sottoscritto anche da esponenti conservatori, è stato il frutto anche della campagna pubblica sulla genitorialità condivisa, portata avanti dal Corriere della sera, dalla quale è emerso che “sono soprattutto gli uomini a volere il congedo obbligatorio”.

La proposta di legge prevede che il padre lavoratore dipendente è tenuto “ad astenersi obbligatoriamente dal lavoro per 15 giorni lavorativi, anche continuativi, entro i 30 giorni successivi alla nascita del figlio, un periodo pienamente retribuito con un’indennità a carico dell’Inps”. La garanzia della copertura, dice la proposta di legge è garantito da una “serie d’interventi tra i quali il prelievo sulle vincite derivanti dalle giocate effettuate su apparecchi e congegni”.

Il 18 marzo 2017,  in occasione della festa del papà,  dopo un anno e mezzo alla Camera si è tornati a parlare del ddl.  Sono stati presentati i risultati di un’ulteriore indagine demoscopica,  condotta dalla Doxa e, parte del progetto di Diamo voce ai papa di Piano C, che ha confermato i dati del 2015: sono i papà che vogliono il congedo obbligatorio: 8 su 10 “se potessero, vorrebbero che fosse di almeno 15 giorni”.

Il desiderio e la volontà ci sono. Manca soltanto la legge.

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