Suicidio assistito. Non per nenia ma per patologie invalidanti multiple
Il regista francese Jean Luc Godard morto il 12 settembre 2022 è ricorso al suicidio assistito in Svizzera come è legale – a seguito di “patologie invalidanti multiple” secondo i termini di “un rapporto medico” ha dichiarato Patrick Jeanneret, consigliere della famiglia Godard all’agenzia Afp.
In una intervista rilasciata nel 2014, ricorda l’Ansa che il regista si era espresso favorevolmente nei confronti di tale pratica “se sono troppo malato, non ho alcuna voglia di venire trascinato su una carriola – specificando però – come al momento la scelta è ancora molto difficile”.
Diversi giornalisti e registi che conoscevano Godard in queste ore ricordano come il regista fosse fin da giovane affascinato dal suicidio.
Il critico cinematografico Jean-Luc Douin, nel libro Jean-Luc Godard. Dictionnaire des passions, tra gli episodi che riporta in merito, annovera quando, dopo un litigio con Anna Karina, si tagliò le vene, fatto ripreso anche dal film biografico Il mio Godard. Ma lo stesso regista, a distanza di anni, definirà quel gesto come quello di “un ciarlatano” tanto per “richiamare l’attenzione”. E ancora nel 2014 acclarò come non pensava tanto alla morte “quanto alla sofferenza”.
Ci sembra errato e soprattutto forviante soffermarsi su una prima dichiarazione, che pur c’è stata e dalla stessa già citata fonte, che asseriva che Godard “non era malato, era semplicemente esausto”.
Godard era malato e in modo irreversibile come accade a 91 anni. In caso diverso d’altronde non avrebbe potuto ricorrere al suicidio assistito legale svizzero, regolato dall’articolo 115 del codice penale.
Immagine: il regista Jean Luc Godard – web photo