Unione Europea. Declassata la tutela dei lupi
Nei Paesi dell’Unione Europea il lupo non è più una “specie rigorosamente protetta”.
Il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore del declassamento e ha cancellato l’avverbio “rigorosamente”: ciò significa che i Paesi membri avranno maggiore flessibilità nelle misure da adottare contro i lupi.
Da tempo gli allevatori chiedevano norme meno ferree per salvare i propri animali, spesso vittime, come asseriscono, degli attacchi dei lupi.
La stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel 2022 ha perso un amato pony ucciso da un lupo e, sembra, che il triste episodio l’abbia spinta ad appoggiare il declassamento, che non piace, però, alle associazioni ambientaliste che parlano di scelta priva di dati scientifici e di sicuro danno per la biodiversità oltre a temere che il declassamento sia esteso ad altre specie, andando a colpire l’orso, animale importante per l’equilibrio ecologico.
Maggiore flessibilità per ridurre bracconaggio, avvelenamenti e conflitti sociali
La presidente del Comitato permanente della Convenzione di Berna, Merike Linnamägi, ha spiegato che “concedendo maggiore flessibilità ai Paesi è possibile ridurre i conflitti sociali, il bracconaggio e gli avvelenamenti – aggiungendo, però l’auspicio “che i Paesi membri non abusino di questa opportunità”.
Come i lupi sono stati salvati dall’estinzione
Nel Novecento all’interno dell’area dell’Unione la specie era a rischio estinzione, tanto che fu necessario un intervento istituzionale che arrivò quando nel primo trattato internazionale – la Convenzione di Berna per la protezione degli habitat e delle specie, nel 1979, al lupo venne assegnato la sottolineatura di “rigorosamente”.
Alla Convenzione si è aggiunta nel 1992 la Direttiva Habitat (applicata in Italia a partire dal 1997) che ne vieta l’uccisione, la cattura, il disturbo, la detenzione, lo scambio di commercializzazione.
Quanti sono oggi e quali problemi e costi provocano
Oggi di lupi, si stima, ce ne siano più di 20mila, una popolazione raddoppiata negli ultimi 10 anni: un successo europeo nella conservazione della fauna selvatica. Ma si registra una media annua di 65mila capi di bestiame uccisi, con un costo per i Paesi membri di quasi 19 milioni di euro di risarcimenti all’anno.
Ma le misure preventive adottate in vari Paesi europei stanno portando ad una diminuzione degli attacchi al bestiame. Da segnalare, infine, i zero attracchi mortali nei confronti delle persone negli 4 decenni (dato: euronews.com).
Per approfondire: Convenzione di Berna, 1979; Direttiva Habitat, 1992
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