L’arroganza della corruzione e le sue declinazioni

Arroganza della corruzioneDal latino “arrogare”, attribuirsi ciò che non ci spetta”, l’arroganza è una non qualità dell’individuo che lo avvolge, lo isola e al tempo stesso lo coinvolge in una rete sociale che fa sì che ogni comportamento sia lecito e legittimato.

Di tradizione latina e greca, la corruzione ne rappresenta il concentrato supremo. Un distillato di superbia e onnipotenza che si annida nella mente e nell’anima degli uomini meschini e deboli.

Ormai assuefatti dalla corruzione finanziaria, può apparire che sia l’epifenomeno del desiderio sfrenato di ricchezza e di potere, ma probabilmente c’è dell’altro, qualcosa di molto più profondo che si collega direttamente con un innato e inquinato/inquinante anelo recondito al dominio sull’altro.

Purtroppo di nuovo “alla ribalta”, un ecclesiastico di alto rango, il cardinale Pell, accusato di pedofilia; di origine australiana sta tornando “a casa” per affrontare il processo che si svolgerà nello Stato di Vittoria dove è accusato di molteplici reati a sfondo sessuale.

Leggiamo su giornali inglesi, americani ed australiani che da anni, il cardinale, prefetto della Segreteria di economia, di stampo conservatore  e considerato il numero 2 del Vaticano, è stato al centro di un’indagine della Commissione nazionale d’inchiesta australiana in merito ad abusi sessuali sui minori a causa della gestione dei numerosi casi di pedofilia avvenuti nella diocesi di Melbourne all’epoca in cui era arcivescovo, dal 1996 al 2001. L’anno scorso ha prestato testimonianza durante i diversi processi, via digitale, mai presente fisicamente in aula.

Nel 1996 Pell, in qualità di arcivescovo di Melbourne, fu uno dei primi alti prelati a occuparsi dell’abuso sessuale perpetrato in ambito ecclesiale, evidenziando come la Chiesa avesse impiegato troppo tempo ad affrontare la questione; tuttavia la “Risposta di Melbourne” – come venne chiamata – fu criticata poiché considerata eccessivamente legalista, in quanto si limitò ad un indennizzo di 50.000 dollari senza offrire un sufficiente appoggio alle vittime.

cardinale PellIl velo di contiguità con comportamenti pedofili avvolge il cardinale Pell dai tempi in cui era cappellano presso la diocesi di Ballarant (suo luogo nativo) e il suo predecessore, Gerald Ridsdale, di cui fu assistente, fu accusato di abuso sessuale su 30 bambini che frequentavano la scuola religiosa di Ballarant.

Non vogliamo accusare o puntare il dito contro chi é in attesa di giudizio; i processi si svolgono in aula e non da pagine cartacee e digitali che siano. Tuttavia come non soffermarci per ascoltare in modo raccolto e per quanto possibile oggettivo, i moti dell’animo, il confuso frastuono della mente che continua ad interrogarsi. Perché?

Perché gli ecclesiastici, accusati di pedofilia sono stati allontanati, “spostati” da parrocchia in parrocchia, occultati, ma in opera, a contatto con nuovi fedeli, con altri bambini. Quale è la logica perversa che sottende a una delle più grandi organizzazioni che agisce in nome del bene e della solidarietà? Ciò che a livello sociale ed individuale perturba, crea un disagio sottile, persistente, profondo, scava in profondità è la distonia intellettuale, spirituale, materiale e formale.

L’incoerenza oscura il pensiero, ottunde le capacità cognitive, affievolisce la coscienza, fino a farla svanire, evaporare. L’uomo è educato in nome del bene, del rispetto reciproco, del comportamento retto e contrario ad ogni scelleratezza, poi cresce, e si trova immerso in un terreno melmoso, caratterizzato dalle più oscure contraddizioni.

E qui interviene il diritto nella sua accezione più alta per dirimere le storture, riaccendere gli animi e indicare la via della civiltà del singolo e della collettività.  Ma se il diritto non è portavoce di giustizia e anche la sua certezza viene meno è l’uomo insieme alla società  che si sgretolano.

L’uomo è chiamato a vigilare lo spirito del diritto, lo spirito della società e dei valori che la sostengono, affinché di fronte alle incongruità più empie, sollevi con la moderatezza della ragione e la prontezza dello spirito le fondamenta del “viver sano”. Un’utopia, come direbbe l’illustre sociologo Franco Ferrarotti “di media portata” ma essenziale per la nostra sopravvivenza

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