Cambiamento climatico. A rischio il trattato sulle acque dell’Indo
La fragile tregua tra India e Pakistan potrebbe essere a rischio anche per motivi di cambiamento climatico, facendo saltare il patto fra i due Paesi, sull’accesso alle acque del fiume Indo.
Il patto IWT (Indus Water Treaty – Trattato sulle acque dell’Indo), predisposto e negoziato dalla Banca Mondiale 65 anni fa, regola la distribuzione delle acque del fiume Indo e dei suoi affluenti fra i due Paesi.
Nei mesi scorsi India e Pakistan, entrambi muniti dell’atomica, hanno messo paura al mondo per la nuova crisi innescata da un attacco terroristico (il cosiddetto Attentato di Pahalgam) contro turisti indiani in Kashmir, il territorio dell’Himalaya diviso e conteso fra i due Paesi.
Nell’attacco, avvenuto nell’aprile 2025, hanno perso la vita 26 turisti e l’India, che considera il Paese avversario sostenitore del terrorismo, ha dichiarato di aver sospeso la sua partecipazione all’IWT. Il Pakistan, di rimando, ha affermato che considererebbe qualsiasi prepotenza dell’India sulla distribuzione dell’acqua (che irriga la maggior parte delle sue colture), un atto di guerra. Trovandosi a valle dell’India il Pakistan teme che possa causargli, volutamente, inondazioni o siccità.
Un nuovo trattato ambientale e in evoluzione
Il IWT è senz’altro un obiettivo sensibile, ma al dl là dell’acrimonia tra i due Paesi, la crisi mette in risalto la necessità di rivedere il Trattato che, pur essendo stato, finora, un esempio di condivisione riuscita, secondo gli scienziati mostra tutta la sua inadeguatezza agli impatti del cambiamento climatico e alla crescita demografica.
“Il trattato è stato concepito per un sistema fluviale che non esiste più – ha osservato Fazlul Haq, geografo dell’Ohio State University, come riporta da Sushmita Pathak su science.org -. Le attuali tensioni fanno sì che una rinegoziazione non sia immediata. Ma a lungo termine dobbiamo ripensare l’IWT non come un accordo politico statico, ma come un trattato ambientale vivo e in continua evoluzione”.
Nel 1960 non c’era, né era stato previsto il riscaldamento globale che oggi scioglie i manti nevosi e i ghiacciai e cambia la natura dei rovesci che alimentano il sistema, né era stata prevista la crescita esponenziale delle popolazioni che ha portato l’attuale domanda d’acqua per quasi 300 milioni di persone.
Sono questi i fattori che, afferma il climatologo Arun Shrestha dell’International Centre for Integrated Mountain Development (ICIMOD), rendono l’Indo “il bacino fluviale più sensibile, sia al punto di vista climatico che socio-economico”.
Pertanto il conflitto geopolitico può sospendere la finora fortunata condivisione, ma per gli scienziati è il cambiamento climatico a rendere il trattato obsoleto.
Immagine: Karachi (Pakistan), 19 settembre 1960, il primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru, firma il trattato sulle acque dell’Indo con il presidente pakistano Ayub Khan