Il genio creativo e l’asma fatale di Marcel Proust
Studiosi dell’Università di Firenze e degli atenei Flinders (Australia) e di Lodz (Polonia), hanno redatto un articolo ricostruendo la storia medica del celebre scrittore francese, Marcel Proust (1871 – 1922) – autore di À la recherche du temps perdue (Alla ricerca del tempo perduto) -, e come questa abbia influenzato la sua produzione letteraria.
Un argomento, quest’ultimo, al centro di molte indagini.
Donatella Lippi, docente di Storia della medicina presso l’ateneo fiorentino è prima firma del testo scientifico Marcel Proust: a historico-medical review of his fatal asthma, pubblicato a fine gennaio 2025 sulla rivista The Lancet Respiratory Medicine, con i colleghi ricostruisce, dettagliatamente, la storia della malattia dell’autore francese.
Marcel Proust aveva iniziato a soffrire di asma all’età di 9 anni, con attacchi ricorrenti e gravi, sviluppando poi una malattia polmonare ostruttiva cronica e morì di polmonite infettiva, precocemente, a 51 anni.
Medici in famiglia, madre scrittrice
Il padre Adrien medico, primario e professore universitario nonché consigliere del governo contro le pandemie e il fratello, Robert, chirurgo (che alla morte di Marcel si occuperà della pubblicazione dei volumi della Recherche non ancora editi), fecero sì che lo scrittore conoscesse molti professionisti illustri, alcuni dei quali li riporterà nei suoi libri: come il dottor Charles Bouchard, identificabile con il personaggio del dottor du Boulbon all’interno della Recherche. E se parliamo per un attimo soltanto del talento letterario di Marcel, non si può non citare la madre, la scrittrice Jeanne Weil, che lo scrittore tratteggia in tutta la sua opera, soprattutto nel suo giovanile (rimasto incompiuto) Jean Santeuil e nel capolavoro, nelle figure della nonna e della mamma del narratore.
Legame indissolubile
Tornando allo stato di salute dello scrittore, ha spiegato Francesco Baldanzi, dottore di ricerca in Storia moderna all’Università di Firenze, all’unifimagazine.it: “Le sue frequentazioni e la competenza acquisita in veste di malato lasciarono tracce profonde nella sua esperienza biografica e letteraria, influenzando a tal punto il suo lavoro che alcuni studiosi hanno suggerito una stretta correlazione tra il suo genio creativo e i disturbi di cui soffriva, in particolare insonnia e asma”.
Nell’Ottocento l’asmatico era un nerveux
Va detto però che all’epoca, l’asma, pur essendo stata sufficientemente descritta nel XVII secolo, veniva collegata soprattutto al sistema nervoso, al punto da considerare l’asmatico come un nerveux (nervoso); non fu un’eccezione il paziente Proust, la cui malattia fu attribuita a motivi psicosomatici, aggravata dai pollini in primavera.
Nella storia clinica di Proust, infatti, scorrono varie condizioni patologiche: nevrastenia, ansia, palpitazioni, mal di testa, disturbi di stomaco, febbre da fieno, insonnia, difficoltà di parola, vertigini, artrite e periodi di rialzo termico alternati a periodi di defervescenza, ci conferma l’articolo in questione. “L’uso di fumigazioni – con polveri e sigarette antiasma – aggravò ulteriormente il suo già irregolare regime terapeutico”.
Asma grave ma comune
I nostri autori concludono affermando che, probabilmente, Proust soffriva di una forma acuta ma comune di asma bronchiale, associata ad allergie e raffreddore da fieno. Mentre “le manifestazioni non respiratorie come mal di schiena e mal di testa, spasmi cardiaci e dispepsia erano cause neurologiche”.
Caotiche cure auto prescritte
Pur essendo lo scrittore circondato da luminari (lunga la lista degli interpellati e le loro diagnosi, riportati scrupolosamente nell’articolo), “le cure divennero ben presto caotiche” con molti farmaci e diete spesso auto prescritte. Oltre alle fumigazioni e le sigarette antiasmatiche citate, Proust iniziò ad assumere derivanti dell’oppio, barbiturici (farmaci ipnotici) associati a stimolanti come adrenalina e caffè che provocarono due gravi episodi di avvelenamento accidentale con disturbi della coscienza (nel 1917 e nel 1921).
Negli ultimi vent’anni si prese cura dello scrittore soltanto Maurice Bize, un medico di famiglia, che lo visitò ogni venerdì, dal 1904 fino alla sua morte.
L’influenza che poteva guarire in una settimana
Nell’ottobre 1922, Marcel Proust contrasse l’influenza che in un mese si tramutò in polmonite. Il dottore Bize “isolò degli pneumococchi nel suo espettorato: la bronchite infettiva degenerò in broncopolmonite infettiva”.
Ma Proust rifiutò ulteriori cure, sostenendo che i medici non dovevano prolungare la sofferenza dei malati. Trascorse quei giorni in una malsana camera non riscaldata, usando borse dell’acqua calda e abiti di lana, immobile a scrivere per ore.
Continuò a lavorare – correggeva le bozze, gli stampatori attendevano – sorretto dalle droghe, nonostante il parere sfavorevole di amici, familiari e soprattutto del dottor Bize, che poi dirà che se Proust si fosse riposato, avrebbe sconfitto l’influenza in una settimana.
Nota: stralci dall’articolo Marcel Proust: a historico-medical review of his fatal asthma, autori: Donatella Lippi (Facoltà Storia della Medicina- Università di Firenze), Elena Varotto (Facoltà di Lettere – Flinders University, Adelaide, Australia e Dipartimento di Culture e Società, Università di Palermo) Francesco M. Galassi (Dipartimento di Antropologia, Università di Lodz, Polonia) e Francesco Baldanzi (ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università di Firenze); pubblicato su The Lancet Respiratory Medicine.