Essere donna nell’antica Pompei

Otto donne e altrettante storie saranno raccontate nel Parco Archeologico di Pompei attraverso affreschi, graffiti, iscrizioni e ritratti funerari.

A tal proposito spicca la recente scoperta nell’area sepolcrale di Porta Sarno che, oltre a gettare nuova luce sulle usanze funerarie romane, fornisce una rara rappresentazione femminile. Si tratta di una tomba dalla struttura imponente dove appare un rilievo scolpito raffigurante un uomo e una donna, l’uno accanto all’altra.

Chi sono? Ecco la supposizione degli archeologi: mentre l’uomo è identificato come un cittadino romano, la donna è ritenuta una figura importante in epoca romana, probabilmente, la sacerdotessa di Cerere, personaggio della mitologia, dea dell’agricoltura e della fertilità. Tale ipotesi si basa sui gioielli e gli accessori visibili, tra cui orecchini, anelli e braccialetti, incisi sulla statua, in particolare la lunula, una collana pendente a forma di mezzaluna.

Altri elementi unici conferiscono a questa donna uno status religioso speciale: nella sua mano tiene l’aspergillum (come si vede nella fotografia accanto), un ramoscello di alloro o di ulivo, usato dai sacerdoti e dalle sacerdotesse per purificare e benedire i luoghi disperdendo il fumo durante le cerimonie religiose.

La scultura nel complesso, datata I secolo a.C., ha colpito gli esperti per “la finezza e il dettagli notevoli, rari nella scultura meridionale” dell’epoca, ma ancora “più raro è trovare rilievi raffiguranti sacerdotesse che tengono in mano i loro oggetti religiosi. Sebbene siano note altre sculture di sacerdotesse, è insolito che presentino l’iconografia della loro funzione”.

Nella società romana la maggior parte delle donne era relegata ai ruoli domestici. Essere sacerdotessa era la posizione più alta a cui una donna potesse aspirare e conferiva un potere simile a quello di un sacerdote maschio. Questa scultura potrebbe costituire un’ulteriore prova del ruolo di Cerere nella religione durante l’epoca romana.

E qui torniamo alle otto storie protagoniste dell’esposizione Essere donna nell’antica Pompei, curata da Francesca Ghedini e Monica Salvadori e il cui allestimento in loco renderà possibili esperienze concrete delle condizioni di questo gruppo femminile eterogeneo per provenienza socio – economico e fortuna nel corso delle loro vite.

I loro nomi sono: Amaryllis, Asellina, Eumachia, Eutychis, Flavia Agatea, Giulia Felice, Mamia e Nevoleia Tyche e accanto a loro sfilerà la statua appena ritrovata con la rara raffigurazione della sacerdotessa, già in restauro presso la Palestra Grande degli scavi, dove sarà inaugurata la mostra il prossimo 16 aprile.

Una mappa già disponibile sul sito del Parco Archeologico di Pompei, descrive il percorso e i luoghi nei quali si sviluppa la storia corrispondente a ciascuna donna.

Mostra: Essere donna nell’antica Pompei;

dove: Parco archeologico di Pompei – Pompei (Napoli):

quando: dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026.

 

 

Immagini: Pompei – l’aspergillum nella mano di una sacerdotessa raffigurata da statua recentemente ritrovata,  particolarmente rara per l’iconografia della funzione. Fotografia di copertina e nella pagina tratte da Parco Archeologico di Pompei – Facebook

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