L’Aquila capitale della cultura 2026
Ci sono tanti modi per incontrare la cultura, la storia e l’arte che nelle nostre città non mancano mai e che fa dell’Italia un Paese unico, il più ricco al mondo di tesori che nemmeno conosciamo.
Ogni anno viene designata una capitale della cultura e per il prossimo anno è stata scelta: L’Aquila. Ogni città ha la sua storia fatta di tante cose, dove sono nati uomini rappresentativi e dove il paesaggio con le sue terre, i suoi monti, le sue strade e piazze testimoniano la vita di un popolo ricco di iniziative e nel contempo essenziali, perché è difficile talvolta scindere le due cose.
Questa città, sconvolta dal terremoto del 2009, che procurò la morte a 309 persone, si è rialzata, ha ricominciato a vivere grazie, sì ad aiuti statali ma anche chiedendo ad ogni cittadino di fare la sua parte.
La visitai la prima volta alla fine degli anni Ottanta. Era una giornata fredda, si avvicinava il Natale, il Gran Sasso era tutto imbiancato, non ci mancavano i guanti ed il berretto di lana, oltre ad un buon cappotto.
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio e Porta Santa fu la nostra prima sosta. Per scaldarci entrammo in un bar, la nostra attenzione ci condusse alla vetrina dei dolci, ma non potemmo esimerci dall’acquistare quel torrone favoloso che arricchì poi la nostra tavola natalizia. Altra passeggiata fino alla Basilica di San Bernardino, la Fontana con le 99 cannelle e il Forte Spagnolo.
Il tempo scorreva veloce, lo stadio comunale ci attendeva per assistere all’incontro di calcio.
Perché rientrare a Roma con il buio? Un’osteria ci ospitò e poi prima di rientrare in albergo, fummo sorpresi nel vedere quella fontana luminosa posta al centro della piazza. Una statua bronzea che raffigurava due nudi di donne che reggevano una conca abruzzese dalla quale scorreva dell’acqua il cui flusso formava vari colori. Un ricordo mai scordato.
Nicola D’Antino
Sono passati anni ma ora non ci resta che scoprire l’autore di quella statua: Nicola D’Antino e nel farlo veniamo a sapere che ha fatto opere in un ingegno meritevoli di essere conosciute. Fin da ragazzo sotto la guida di Paolo Michetti cominciò a scolpire, emigrò a Roma e a Napoli per perfezionare la sua arte. Il suo ritorno nella capitale fu foriero di molti successi ed espose molte sue opere, specie dedicandosi ai corpi femminili ove scopriva tratti di un’eleganza particolare.
Realizza monumenti ai Caduti, due fontane gemelle, la Via Crucis nella chiesa di S. Saturnino, Lo Sciatore e i Timoniere allo stadio dei marmi, e tanto altro specie nella città di Pescara ove è esposto il busto di Gabriele D’Annunzio che lui conobbe in gioventù.
Novantanove
La città L’Aquila porta con se un numero: il 99, perché vi sono 99 piazze, 99 cannelle, 99 fontane, 99 chiese, la campana suona 99 rintocchi alle due del mattino e la storia dice che furono 99 castelli che si riunirono tra loro per fondare la città.
Capitale della cultura. Per dimenticare il dolore del terremoto
Così è una città il cui cemento sembra non aver inghiottito nulla del passato, le sue vie, i suoi giardini con i giaggioli ed il biancospino, e che suscita un’invenzione, quella di ritrovarsi quassù nel 2026 per dimenticare il dolore del terremoto, e se nel visitarla vi sentirete portati indietro nel tempo, sappiate che la scoprirete meglio perché la storia di ieri sarà riscritta domani e ci porterà a evocare il lavoro degli uomini del passato.
L’Aquila ha un’anima, e chi la abita o la visita respira qualcosa che non mai potrà dimenticare, quella dignità e quella forza interiore che fa di tutti noi una persona migliore.
Immagine: L’Aquila, Santa Maria di Collemaggio