La Chartula di Francesco e la carta Hanji coreana

L’ultimo restauro della Chartula, il frammento di pergamena con la preghiera scritta di suo pugno da Francesco dì Assisi nel 1224, prezioso documento del patrimonio culturale italiana, è stato compiuto con l’impiego dell’hanji, la tradizionale carta di gelso coreana, servita per rafforzare la parte inferiore del testo danneggiata.

Il lavoro è stato realizzato presso l’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione dei Beni Librari e Archivistici dei Beni Culturali (ICRCPAL), insieme alla restaurazione di altre 4 opere italiane, quali: Vangeli di Rossano; una collezione dello stemma della Sardegna; il Volume musicale 243 nella Biblioteca Casanata di Roma e un dipinto dell’artista barocco, Pietro da Cartona.

Dai mille anni ai mille usi

Carta antichissima, risalente al 57 a.C., l’hinji venne perfezionata tra il 918 e il 1392, fino a raggiungere il culmine del suo sviluppo nel periodo Chosŏn (1392 – 1910), con l’istituzione del Joji-so, un ufficio governativo responsabile della produzione di carta, incaricato di regolamentarne qualità e quantità all’interno del Paese.

Detta ‘carta dai mille anni’, l’hanji, infatti, è famosa per la sua resistenza e durabilità e, quindi,  si potrebbe definire anche ‘carta dai mille usi’: dal restauro documentaristico in oggetto, passando per la scultura, l’arredamento, fino all’architettura, come ha dimostrato l’ideazione dell’Hanji House che l’architetto Stefano Boeri presentò, a ingresso della mostra di 40 rilievi realizzati con lo stesso materiale dall’artista sudcoreano Chun Kwang Young, alla 59° edizione della Biennale di Venezia.

Recentissima la mostra HANJI YEON. La carta Hanji e gli aquiloni, tra i quali i panggumŏng-yŏn, tipicamente coreani, tutti realizzati dell’artista, esperta di arte orientale, Anna Onesti, che ha salutato i 140 anni di relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Corea, al Castello di Moncalieri (Torino).

Dai test approvati per il processo di restauro, alla certificazione del Paese con il maggior numero di beni culturali 

Tornando ai restauri dei testi antichi suddetti, inclusa la Charthula, l’ICRCPAlL è stato il primo istituto ufficiale straniero che ha certificato l’hanji per tale utilizzo nel 2016.

Prima di procedere al processo di restauro, come informava nel 2016 korea.net, l’Istituto ha eseguito i test di competenza chimico, biologico, fisico – chimico e tecnologico, per approvare il appropriati per i restauri.

Gli esiti degli esami hanno portato alla scelta di due tipo di carta di gelso realizzati presso il laboratorio dell’artigiano Shin Hyun-se a Uiryeong, nella provincia di Gyeongsangnam-do, che hanno superato i test: Uiryeong Shinhyunse Traditional Hanji 1 e “Uiryeong Shinhyunse Traditional Hanji 2.

La certificazione dell’Istituto ufficiale italiano, ossia del Paese con il maggior numero di beni culturali, di utilizzare l’hanji nei suoi lavori di restauro ha promosso ampiamente la diffusione dell’utilizzo della carta coreana per la conservazione dei beni culturali mondiali.

 

 

Immagine: Roma, dicembre 2016, l’artigiano Shin Hyun-se (a sinistra) e Maria Letizia Sebastiani, direttrice dell’ICRCPAL, davanti alla Chartula restaurata  – by korea.net

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