Cutty Sark. Narratrice di storie a mare aperto
In un abbacinante azzurro specchio di mare, un refolo di vento o forse è solo una brezza di ponente, gonfia in tutte le loro ampiezze le vele che gareggiano nella regata Lycamobile Mediterranean Tall, terza edizione della Festa della Marineria che vede sfidarsi le 36 più belle navi scuola delle Marine Militari nella regata internazionale organizzata da Sail Training International, nel golfo dei poeti, a La Spezia, che accoglie uno dei principali arsenali della marina militare.
Gli occhi incollati ad un binocolo, osservo il ritmico movimento degli scafi, le loro sbandate e il risucchio delle onde che si aprono a prua.
La bellezza di questi velieri mi ha sempre affascinato e come non potrebbe farlo ancora oggi quando ho avuto in passato l’opportunità di visitare la Cutty Sark prima che l’ incendio del 21.5.2007, la danneggiasse in gran parte e per fortuna alcune altre parti, rimosse in precedenza per un restauro, si salvarono.
Cutty Sark: il veliero oltre le tenebre
Ritorna nella mia memoria il ricordo di quel pomeriggio quando dopo una breve traversata sul Tamigi, giungemmo al porticciolo di Greenwich. La collina, nel suo silenzio quasi sacrale era però invitante ricoperta com’era da una vegetazione ombrosa. In alto un folto bosco di querce e faggi, più in basso a costeggiare l’acqua qualche platano le cui foglie lucide lasciavano trasparire alti canneti e cancellate dipinte di un pallido giallo.
Tra il verdeggiare di piante un sentiero in salita conduceva all’osservatorio e il museo navale ove l’attenzione maggiore era per il famoso meridiano dello studioso Flamstead. Lassù qualche ciminiera che sboccava fumo biancastro, qualche casetta da fiaba al centro di prati rasati, una fontanella solitaria a zampillo che rompeva il silenzio e laggiù, oltre il verde, gli alberi maestri di un famoso veliero, tagliavano il cielo.
Erano tutti ingredienti di un panorama singolare, quasi da leggenda ove la più bella nave goletta della flotta inglese, la Cutty Sark, ancorata ed in secca in porto, aveva legato il suo nome proprio al leggendario poema Tam O’ Shanner del poeta Robert Burn.
Un racconto ove tuoni e lampi fanno da contorno ad un’avventura di streghe, di principi cavalcanti e di fanciulle impaurite. E proprio per sfuggire a pazzi stregoni la bella eroina Nannie, indossante una piccola tunica (cuttysark, ecco spiegata la denominazione della nave), si aggrappò alla coda di un puledro e passò oltre il fiume ed il pericolo.
Tale simbolo è rimasto, a immagine, scolpito a prua del veliero e che si supponeva proteggesse i marinai durante i viaggi guardando oltre le tenebre, l’abisso e le divinità ostili.
Un veliero leggendario dunque, il più bel clipper che navigò nelle famose corse per il tè. Di tutte le sue celebri sorelle, solo la Cutty Sark rimaneva a mostrare al mondo nel quale viviamo un qualcosa di grazia e di bellezza sicuramente unico.
Fu progettata da Hercules Linton e da Dundas Scott su ordinazione di John Willis, varata da Woodyard nel 1869 e fu pagata 16.150 sterline come risulta dal contratto conservato nella libreria comunale di Durbarton. Il veliero iniziò i suoi viaggi nel 1870 diretto a Shanghai ritornandone carico di tè. Mutò direzioni dal 1877 e veleggiò verso Sidney per caricare carbone, juta, olio, zucchero, sequoia e giunse fino a Coronado dove riempì la stiva con mirobolano e corna di bufalo.
Richard Woodget fu il capitano che la rese celebre, lui sapeva ottenere il meglio dalla sua nave con tutti i venti e tutti i tempi, stringendo fino all’ultimo quarto di nodo e per tutta la durata della navigazione. Era infatti un autentico uomo di mare e sapeva entusiasmare la sua ciurma a tal punto da formare una squadra imbattibile anno dopo anno.
Dopo 27 anni ed a causa di molte disavventure quali la perdita del timone, della polena e della disalberazione dell’albero centrale fu messa a riposo in cantiere. Un portoghese, l’acquistò ma dopo alcuni anni ritornò di proprietà della marina inglese e con l’interessamento del Principe di Edimburgo venne formata una commissione, divenuta poi società, che diede inizio al ripristino e alla riparazione, affinché la bella goletta ritornasse quella che era un tempo. Con la spesa di 4.000 sterline fu restaurata e trasportata a Greenwich per essere aperta al pubblico nel 1957.
Ci si sente un po’ marinai d’altri tempi quando attraverso una stretta passerella entrammo nella nave. Tante erano le foto ed i modellini delle sorelle della Cutty Sark, lucenti e ben conservati gli apparecchi di bordo, troneggiante al centro della poppa era la sagoma originale della stella dell’India con il motto “La luce del cielo sia nostra guida”.
A prora esisteva un modello di stuoia per la copertura delle ceste del tè e di fronte erano sistemate altre ceste che contenevano le balle della lana. Oltre queste zone magazzino vi erano le botole che lasciavano intravedere le cuccette per i marinai che a pieno equipaggio raggiungevano il numero di 22. Prima di lasciare la tolda osservammo un divertente aggeggio raffigurante una primitiva bicicletta sulla quale il capitano Woodget cercava di esercitarsi.
Nella parte bassa vi era un’interessante esposizione di polene, provenienti dalla collezione di Sir John Silver Long. Questa meravigliosa collezione assomma ad oltre 100 teste simboli, e si possono definire il più importante ed incomparabile esempio di storia marinara che esista al mondo.
Procedendo sulla tolda superiore riuscimmo ad avere l’idea della complessità della velatura e stando al timone non era difficile immaginare la goletta in mare tra le schiumanti onde del suo dipanante timone.
Ridiscendendo nella sala mensa ove l’arredamento ricalcava la rozza e nel contempo valida linea marinara dei mobili e dei tavoli, osservammo appesi a travi strani lampadari circolari in ferro con tondi fori di medie dimensioni che solo più tardi valutammo per utilità che avevano. I marinai vi mettevano i bicchieri colmi di birra o di whisky quando durante le serate con mare agitato si riunivano e per far trascorrere il tempo intonavano i loro tipici canti ed inni scozzesi.
Forse il più stupefacente oggetto reperito sulla Cutty Sark fu però un telefono ove era ben visibile il marchio metallico di distinzione di proprietà della nave e che fu comprato ad un’asta per essere poi fatto anonimo regalo alla società che aveva in mano le sorti del bel veliero. Mi risuonarono nelle orecchie terminologie vecchie di secoli, i fischietti dei nostromi che guidavano il posto di manovra alle vele, dalla controplancia mi sembrò di assistere ad un film di pirati. Ogni istante trascorso su questa goletta fu un istante indimenticabile.
Il ricordo di quel giorno sta svanendo. Ora il crepuscolo annerisce intorno a me e come un velo che induce a sospirare l’estate andata via improvvisamente mi accorgo che le navi scuola sono quasi tutte in rada. Il mio cannocchiale continua a giocare con l’azzurro del cielo e del mare, ma il fascino di quelle vele bianche mi consente di capire come l’uomo deve amare la bellezza del creato perché, la cosa più bella, è senza dubbio scoprirlo per conoscerlo fino in fondo.
Per ri-vivere il fascino dei tempi andati e scoprire le pieghe del mondo navale, dal 24 al 28 ottobre 2016 la manifestazione She tells Sea Tales (Lei racconta le storie) a bordo della Cutty Sark.