Spazio. Il pericoloso affollamento di satelliti e detriti

Il problema dell’eccesso dei rifiuti non riguarda soltanto la Terra. Stiamo inquinando anche lo Spazio, dove il moltiplicarsi dei satelliti ha ormai formato un pericoloso agglomeramento e troppi detriti, tanto da preoccupare la comunità scientifica che teme si giunga “al punto di non ritorno”, ossia a regioni inutilizzabili per la congestione di satelliti e detriti nelle orbite terrestri.

L’argomento “sostenibilità dello Spazio”, dunque, è al centro del dibattito politico e industriale e le organizzazioni internazionali sono impegnate a definire un piano d’azione risolutrice.

Al riguardo il progetto OECD Project on the Value and Sustainability of Space-Based Infrastructure, dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). vede il contributo di università ed enti di ricerca di tutto il mondo.

Per l’Italia vi ha partecipato il Politecnico di Bari con lo studio Space Debris Impacts Assessment: Identifying the Costs Caused by an Irreversible Deterioration of the Orbital Regimes,  che sarà pubblicato nel 2022 su Space Sustainability inserito nel Report dell’Organizzazione internazionale.

Analisi qualitativa e quantitativa

Nella ricerca gli autori affrontano il problema svolgendo analisi di tipo qualitativo e quantitativo. “A livello qualitativo, vengono identificate le conseguenze dirette e indirette collegate alla presenza di detriti e al rischio da essi posto, rappresentate come sistema dinamico di causa ed effetto – riporta Poliba.it -. Questa metodologia innovativa evidenzia i rischi a lungo termine dovuti ai detriti spaziali, che vanno ben oltre le ricadute immediate – come la probabilità più alta di collisione per i satelliti operativi – capaci di innescare quindi una reazione a catena che potrebbe causare ingenti costi socio-economici.

“A livello quantitativo i costi sono stati determinati con un modello economico basato sulla tecnica del Valore Attuale Netto. Il lavoro ha dapprima identificato le attività economiche che dipendono dalle infrastrutture spaziali, andando a specificare il totale valore economico che dipende dai satelliti. In seguito, è stato possibile calcolare il valore totale stimato dell’economia spaziale”.

I rischi

La ricerca inoltre, si è concentrata nell’identificare la probabilità di un evento catastrofico nelle orbite più sensibili (es. 800 km in Low Earth Orbit). Per fare ciò sono stati utilizzati tools sviluppati da ESA (MASTER/DRAMA) e valori di riferimento relativi a missioni operative in EUMETSAT in regimi simili a quelli analizzati. L’obiettivo era quello di identificare la quantità soglia di detriti oltre la quale i costi operativi per un satellite in una determinata regione dello spazio sono così alti da non giustificarne l’utilizzo.

Gli onerosi costi

“Infine, combinando il dato economico e quello statistico – è stato calcolato il costo economico globale legato alla congestione di intere orbite dovuta alla eccessiva presenza di satelliti e detriti. Con le dovute approssimazioni, il risultato finale indica che circa 1.3 mila miliardi di dollari di valore economico potrebbero essere persi se la congestione delle orbite non dovesse essere risolta rapidamente. Tale valore, come è evidente, indica l’importanza del tema e della necessità di un’azione tempestiva nel contrastare l’attuale andamento”.

Gli autori

Lo studio è frutto del gruppo di lavoro formato dai dottorandi del Politecnico Davide Vittori ed Elena Ancona (Ingegneria e Scienze Aerospaziali) Claudio Loporcaro (Ingegneria Gestionale), con il supporto dei professori Antonio Messeni Petruzzelli e Angelo Natalicchio (Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management), e da Pierluigi Righetti, Flight Dynamics Manager presso l’organizzazione EUMETSAT.

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