L’opera postuma di Christo offende l’ambiente?
Il 12 settembre 2021 è iniziato l’impacchettamento dell’Arco di Trionfo di Parigi, opera postuma di Christo (1935- 2020) e la moglie Jeanne-Claude (1935 – 2009), tra i maggiori rappresentanti della Land art su larga scala.
Diverse migliaia di metri quadrati di tessuto riciclabile in polipropilene argento bluastro saranno adoperate per coprire tutto il monumento (alto 50 metri) e poi sigillate con 3mila metri di corda rossa, per diventare un enorme pacco regalo come lo avevano progettato i 2 artisti, soprattutto Christo che così lo aveva immaginato fin da bambino. L’ha confermato Vladimir Yavachev, nipote dell’artista che supervisiona il progetto: “L’Arco di Trionfo avvolto comincia a prendere vita e si avvicina ancora di più alla visione di quello che è stato il sogno di una vita di Christo e Jeanne-Claude “.
Già nel 1962, Christo e Jeanne-Claude, infatti, avevano firmato un fotomontaggio con l’Arco di Trionfo confezionato, un’idea nata guardando il monumento dal loro primo appartamento parigino in Avenue Foch.
L’Arc de Triomphe empaquete (Projet pour Paris, Place de l’Etoile-Charles de Gaulle) come s’intitola l’installazione e visibile dal 18 settembre al 3 ottobre 2021 viene eseguita da 95 tecnici che hanno iniziato a impacchettare partendo dal lato dell’Avenue Wagram.
Costo complessivo dell’operazione 14 milioni di euro, raccolti con la vendita di opere originali di Christo, disegni preparatori, ricordi, modelli e litografie di Christo: completamente autofinanziata, dunque, senza ricorrere ai soldi pubblici.
La polemica
Ma questo non ha fermato le polemiche dell’architetto Carlo Ratti, amico di Christo, che alla vigilia dell’impacchettamento ha scritto nel forum del quotidiano francese Le Monde:”Propongo di smettere di avvolgere l’Arco di Trionfo, sia per motivi ambientali sia intellettuali. A livello ambientale, possiamo permetterci di sprecare 25.000 m2 di tessuto per avvolgere un monumento? “L’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio e il processo di produzione dei tessuti è il secondo maggiore consumato di acqua in un mondo in cui lo stress idrico colpisce 2,7 miliardi di persone ”.
Per Carlo Ratti “non basta” che l’Arco di Trionfo sia avvolto in tessuto riciclato “mentre cerchiamo di uscire da una società del consumo eccessivo in Occidente, dobbiamo abbandonare l’estetica del packaging ad alto spreco”. Dal punto di vista intellettuale, rimarca Ratti “l’eredità di Christo e Jeanne Claude è molto più duratura di un’installazione temporanea”.
Christo in Italia
Una delle sue ultime opere Christo la realizzò in Italia nel 2016 sul Lago d’Iseo, The Floating Piers, che ebbe un grandissimo successo e si dimostrò una grande occasione economica per tutta l’area. Prima ancora negli anni Settanta (1974) aveva impacchettato le romane Mura Aureliane.
Immagini:1) Parigi, inizio dell’impacchettamento dell’Arco di Trionfo, opera postuma degli artisti Christo e Jeanne Claude – photo by Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM; 2) l’artista bulgaro Chirsto con il progetto dell’installazione; 3 e 4) Italia, Lago d’Iseo, 2016, The Floating Piers, una delle ultime opere (di grande successo) di Christo e l’impacchettamento della Mura Aureliane a Roma, che l’artista realizzò nel 1974