6 febbraio. Giornata contro le mutilazioni genitali femminili

Sebbene la mutilazione genitale femminile (MGF) sia una pratica internazionalmente riconosciuta come violazione dei diritti umani, si stima che 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di esserne vittime entro il 2030, soprattutto in circa 30 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, in alcuni asiatici e sud americani e in Europa, tra le comunità provenienti da queste terre.

Nell’Unione Europea è, naturalmente, illegale e alcuni stati membri la perseguono anche quando è eseguita fuori dal proprio Paese, ma la stessa UE ritiene che circa 600mila donne che vivono nel continente siano state sottoposte alla pratica MGF e circa 180mila sono a rischio in 13 Paesi europei.

Quasi tutti gli Stati africani  hanno ormai approvato una legge di Stato che vieta la MGF, ma è un veto giovane quando non neonato e quindi debole fronte a una pratica ancestrale, non sostenuta dalla religione ma strettamente collegata a ragioni culturali e sociali, connessa a un ideale di bellezza e purezza e, spesso, considerata rito d’iniziazione.  L’ MGF resiste.

Per questo è importante il 6 febbraio, giorno in cui in tutto il mondo celebra la Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, voluta dalle Nazioni Unite nel 2012 esattamente per promuovere campagne di sensibilizzazioni contro questa pratica, che lede violentemente i diritti di bambine e ragazze ma che l’ottimistica Onu ritiene possibile eradicare nell’arco di una generazione, compiendo con l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dello Sviluppo Sostenibile, che punta “all’eliminazione di ogni pratica abusiva come il matrimonio combinato, il fenomeno delle spose bambine e le mutilazioni genitali femminili”.

La scuola nella foresta

Di questa pratica – che consiste nella rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili su bambine e ragazze fino ai 15 anni, solitamente praticata con una lama e senza anestetico provocando danni fisiologici permanenti – parla il documentario La scuola nella foresta, che sarà proiettato il prossimo 4 febbraio alle ore 19:00 dalla piattaforma Distribuzioni dal basso.

La pellicola realizzata dalla giornalista e film maker Emanuela Zuccalà, racconta la storia di Sande, una potente società di sole donne che pretende la MGG come atto di ammissione.

Ci troviamo in Liberia (Africa occidentale) dove la pratica ancora non è vietata, molto per l’ostracismo protratto da Sande, setta diffusa in 11 delle 15 contee del Paese e che considera la mutilazione genitale femminile, l’atto di ammissione alle sue scuole nella foresta, riconosciute dal Ministero degli Interni, dove alle bambine è insegnata, oltre ai canti e alle danze tradizionali, la sottomissione. Non mancano le coraggiose che combattono la setta in nome della dignità femminile e dei diritti di uguaglianza e sono le loro voci a raccontare la storia di Sande.

La scuola nella foresta fa parte dell’ampio progetto multimediale UNCUT da tempo attivo per informare e interessare sull’MGF, realizzato grazie a Innovation in Development Reporting Grant Program dell’ European Journalism Centre e alla Bill & Melinda Gates Foundation, in collaborazione con ActionAid e Zona.

Autrice di UNCUT la Zuccalà ha realizzato anche il documentario La guerra delle donne contro le mutilazioni genitali femminili, visibile online sul sito tematico  saperidoc.it/mgf, che mette a disposizione strumenti di ricerca e di formazione per approfondire la conoscenza delle pratiche delle MGF.

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