La Polonia esce dalla Convenzione di Istanbul. Ma anche no

Il 27 luglio 2020 il Governo di Varsavia dovrebbe dare il via al processo di disdetta della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul.

Lo ha annunciato 2 giorni fa il ministro guardasigilli Zbigniew Ziobro in una conferenza stampa spiegando che la Convenzione del 2012 e sottoscritta successivamente dalla Polonia, contiene “concetti” ideologici” fra cui quello del sesso “socio-culturale” in opposizione al sesso “biologico” non condivisi dall’attuale Governo polacco, mentre la legge polacca in materia già in vigore tutela “in modo esemplare” i diritti delle donne. Non la pensano così le donne stesse che alla vigilia della conferenza stampa di Ziobro hanno organizzato manifestazione in molte città polacche, convinte che l’uscita della Polonia dalla Convenzione inciderà negativamente sulla loro situazione soprattutto in famiglia.

Ma il periodicodaily.com/polonia il 26 luglio ha riportato il disaccordo del PiS – partito conservatore Diritti e Giustizia e parte del Governo Polacco, con la proposta di Ziobro perché non rispecchia “una posizione comune”, come ribadito dal portavoce del Governo, Piotr Muller che ha affermato che Varsavianon ha preso una decisione ufficiale sul ritiro dal trattato”.

La Polonia segue il percorso dell’Ungheria che nel maggio 2020 ha respinto la ratifica della Convenzione di Istanbul. Secondo il parlamento di Budapest la Convenzione promuoverebbe l’ideologia distruttiva di genere e della “migrazione illegale” pertanto il “suo approccio ideologico è contrario alla legge ungherese e alle credenze del governo” ferma convinzione dei democratici cristiani, alleati di minoranza della coalizione con il partito Fidesz, del premier ungherese Viktor Orban che nell’aprile 2020 ha assunto il pieni poteri per fronteggiare l’emergenza del coronavirus.

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