Green Deal europeo. La proposta di legge e le critiche degli ambientalisti

La Commissione Europea ha presentato la proposta di Legge climatica europea che fissa al 2050, come data limite, la totale eliminazione delle emissioni di gas serra, lasciando aperto uno spiraglio alle richieste degli ambientalisti che chiedono tempi molto più stretti e propongono il 2030 come data ultima. Severa Greta Thunberg – che su invito della Commissione ha assistito alla presentazione della proposta di legge (avvenuta a Bruxelles il 4 marzo 2020) – che ha chiesto l’applicazione immediata di misure di contrasto alla crisi climatica definendo l’obiettivo stabilito dall’Europa “una resa”: 30 anni sono troppi, afferma, e la bozza presentata “è poco ambiziosa”.  Presenziando poi alla riunione della commissione Ambiente nell’Europarlamento di Bruxelles, Greta ha ripetuto che è necessario “agire ora”, in linea con gli altri attivisti presenti nella capitale belga e, naturalmente, con i gruppi di Friday For Future – il movimento fondato da Greta – per i quali “questa legge invia un forte segnale che si stanno intraprendendo azioni reali e sufficienti. Invece così non è!”.

La proposta di legge, presentata ai 27 Paesi membri, prevede un pacchetto di misure per la riduzione delle emissioni dei gas serra del 50-55% entro il 2030 e del 100% entro il 2050, con investimenti nelle tecnologie verdi, soluzioni sostenibili e creazioni di nuove imprese, nella doppia prospettiva di contrastare la crisi climatica e, contemporaneamente, far cresce i Paesi dell’Unione.  Introduce, inoltre, un meccanismo che permette di aumentare regolarmente l’obiettivo di riduzione delle emissioni nei prossimi 30 anni, con l’intenzione di “esplorare le opzioni per rivedere l’attuale obiettivo di una riduzione entro il 2030 dal 50 al 55% rispetto ai livelli del 1990”.

Il meccanismo citato si riferisce a una serie di monitoraggi e valutazioni sui miglioramenti ambientali nazionali ed europei, in modo da poter apportare “gli aggiustamenti” che portino alla realizzazione dell’obiettivo 2030, con una prima revisione che potrebbe avvenire già a giugno 2021, poi nel settembre 2023, dopo ogni 5 anni.  Favorevoli alla proposta di accelerazione al 2030 sono Italia, Francia, Spagna, Austria, Olanda, Danimarca e Svezia, nicchia, invece, la Germania che preferirebbe una riduzione graduale entro il 2050.

La bozza di legge, ha rilevato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, si basa  sul concetto  di Green Deal, ossia sul Patto per il clima con le parti interessate e in particolare con gli imprenditori che devono rendere le proprie produzioni più ecosostenibili. E a tal fine la legge garantisce “prevedibilità e trasparenza per le industrie e gli investitori” ai quali garantisce “una transizione energetica graduale e giusta”.

I commissari Ue, chiedono maggiore potere di controllo sanzionatorio sugli Stati membri che non rispettano gli oneri anti-polluzione.

Riguardo alle divergenze tra gli ambientalisti e questa bozza di legge, orgoglio, invece, della Commissione con la quale si prefigge di rendere l’Europa “il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050”, ha riferito Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione di “aver provato a spiegare a Greta che usiamo un altro approccio e siamo più ottimisti di lei sulle tecnologie emergenti”. Senza risultati, ma nulla toglie al valore dell’attivista e alla sua capacità di “mobilitare 2 generazioni di giovani” senza i quali, ha riconosciuto Timmermans “probabilmente oggi non staremmo neanche discutendo una legge sul clima”.

 

 

Immagine: Bruxelles, 4 marzo 2020, da sinistra  Ursula von der Leyen e Frans Timmermans, rispettivamente presidente e vice-presidente della Commissione Europea, alla presentazione della bozza di legge sul clima 

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