Palmira libera: i Caschi blu della Cultura pronti a partire
La notizia è ufficiale, Palmira è stata liberata dagli uomini del Daesh. La conferma arriva dalla TV di stato siriana, prima da fonti militari poi dallo stesso Presidente, Bashar al Assad, oggi 27 marzo 2016, il quale ha aggiunto che la riconquista di Palmira è un “risultato importante”. Gli fanno eco gli attivisti dell’Osservatorio dei diritti umani, affermando che l’azione militare condotta dai governativi, affiancati dai raid russi, ha provocato numerose vittime tra le fila dei fondamentalisti di Daesh.
Palmira era caduta nelle mani degli integralisti a maggio del 2015. Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco per l’importanza, la bellezza e la vastità del suo sito archeologico, purtroppo non esce indenne dalla furia terroristica. Nell’agosto dello stesso anno, dopo un mese di prigionia, i militanti Daesh uccidono Khaled al-Asaad, archeologo di fama mondiale.
Negli stessi giorni bombardano il tempio di Baalshamin risalente al II secolo d.C. . Mentre il 30 agosto, viene diramata la notizia della completa distruzione dell’edificio di maggior rilievo del sito archeologico: il Tempio dedicato al dio Baal, del I secolo d.c. La distruzione è confermata il giorno seguente, dalle Nazioni Unite. Inoltre il giornalista Robert Fisk, corrispondente del Medio Oriente per il britannico ” The Independet”, ha dichiarato che reperti appartenenti al patrimonio archeologico di Palmira, sono in vendita sul mercato clandestino dell’arte internazionale.
Dall’Italia, nel frattempo, giunge la notizia che I Caschi blu della Cultura, sono pronti a partire per Palmira. Il Ministro italiano dei beni culturali, Dario Franceschini, ha dichiarato all’Ansa: “I nostri caschi blu della Cultura non sono solo un’idea, ma una realtà operativa, una Task Force di carabinieri e civili, pronta a intervenire non appena ci verrà chiesto dalla comunità internazionale. Siamo il primo e unico paese ad avere firmato un protocollo con l’Unesco su questo”. Se Palmira sarà la prima occasione in cui verremo chiamati, lo decideranno l’Unesco e la comunità internazionale, che devono anche stabilire tempi, modalità e coinvolgimento di uno o più paesi. Noi comunque siamo pronti”.