Sorry for Bruxelles e non solo

Sorry for BruxellesLa foto scattata a Idomeni, il campo profughi in territorio greco al confine con la Macedonia, del bambino che si dispiace per Bruxelles, mostrando un cartello rimediato con la scritta a mano ” Sorry for Bruxelles” con lo sguardo timidamente rammaricato tra il campo di ventura in cui vive sta facendo il giro del mondo.

Un’immagine in cui si può riflettere ogni europeo che prova il senso di colpa misto ad impotenza nei confronti del flusso dei profughi a cui è incapace di dare una risposta; il dolore stupefatto di un genitore che pieno di speranze manda il proprio figlio a vivere una delle esperienze più appaganti della propria vita e non lo vede tornare. I volti senza volto delle migliaia di profughi che sono costretti ad abbandonare la loro terra distrutta dalle guerre interne ed esterne; i familiari delle vittime degli attentati di Bruxelles e di Parigi.

La solidarietà spontanea di fronte alla sofferenza non ha confini, non privilegia il colore della pelle, la posizione sociale, è un ombrello trasparente che protegge ogni ingiustizia, ogni corpo e anima presi a calci dalla storia e dalla cronaca quotidiana e dipinge bagliori di speranza.

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