Rai. E se il tetto dei 240.00 euro fosse un’opportunità?

RAIE se il tetto dei 240.000 euro stabilito dal governo per i compensi Rai fosse un’opportunità e non un vincolo? Sono anni che assistiamo allo smantellamento della televisione pubblica, programmi discutibili, un florilegio di repliche lontane e vicine, non più relegate all’estate, periodo in cui si è deciso che chi non ha la possibilità di andare in vacanze o di usufruire di altre attività ricreative è condannato alla visione di un palinsesto ingessato e declinato al passato… remoto.

I soliti “minacciano” o alludono ad un’eventuale dipartita da Mamma Rai verso lidi privati. E perché no? Il mercato propone e accoglie i flussi “commerciali” e non c’è nulla da demonizzare; ogni professionista decide come continuare la propria carriera. Accogliere e valutare nuove offerte rientra nella libera circolazione di merci, persone ed idee.

Tuttavia, la nostra vituperata rete pubblica non potrebbe anch’essa raccogliere una sfida editoriale? Lontana dai gusti del terzo millennio, gli si offre la possibilità di inserire volti e menti competenti di nuova generazione per rinfrescare e rinvigorire i diversi palinsesti.  Uscire dalla propria “zona di comfort”, convinta che la popolazione dai capelli brizzolati, si senta a proprio agio, solo ed esclusivamente, saltellando da un quiz all’altro, tra avvilenti e svilenti ripicche, da una replica all’altra, tra discutibili opinionisti e pseudo-guru che si sentono investiti dall’aurea divina nel decretare che cosa è giusto e che cosa è sbagliato.  Un “dolce naufragar” in una laguna padulosa e stagnante.

L’eventuale “fuga dei cervelli” può aprire la strada a menti innovative, a ripensare una televisione più vicina alla “figlia minore” Rai 5 che alla “nave ammiraglia” Rai uno.  Iniziare ad ascoltare le esigenze dei “marziani” (Pif docet) e a diventare protagonista della cultura contemporanea in senso lato, riconsiderando lavori di qualità del passato, come l’ottima Rai Sat del compianto Carlo Sartori, attualmente frammentata e dispersa.

Il successo di pubblico di serie ben congegnate, articolate ed interpretate o di programmi di impegno civico e civile, come il ricordo a Falcone e Borsellino, mandato in onda il 23 maggio 2017, testimoniano la sete di pubblico in affanno.  E se i grandi nomi scelgono un’altra via, ce ne faremo una ragione.

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