Disturbi alimentari e autismo nelle donne. Doppiamente invisibili
Il presente articolo è opera di : Davide Vagni., Davide Moscone, Sara Travaglione & Armando Cotugno. (2016)., tratto dalla seguente ricerca: “Using the Ritvo Autism Asperger Diagnostic Scale-Revised (RAADS-R) disentangle the heterogeneity of autistic traits in an Italian eating disorder population. Research in Autism Spectrum Disorders, 32, 143–155.
Circa un terzo delle donne con disturbi alimentari è anche nello Spettro Autistico e presentano tratti autistici differenti rispetto alle donne con disturbi alimentari ma senza autismo.
Un nuovo studio svolto a Roma ha trovato che circa il 33% delle donne con disturbi alimentari come anoressia o bulimia, soddisfa i criteri per rientrare in una Diagnosi di Autismo.
Disturbi alimentari e autismo
Negli ultimi anni diversi studi hanno suggerito che i disturbi alimentari e l’autismo possano originare da una genetica comune, così come la possibilità che nelle donne con anoressia i tratti autistici siano conseguenza della malnutrizione.
Diversi studi epidemiologici in passato hanno usato dei questionari compilati dai pazienti per stimare l’ampiezza del fenomeno. Questo studio è il primo al mondo che ha portato avanti una dettagliata diagnosi clinica ed ha usato i criteri del DSM-5 (il più recente manuale diagnostico).
Lo studio, svolto dai ricercatori su base volontaria, è stato portato avanti dall’Associazione Spazio Asperger ONLUS insieme alla U.O.S.D. Disturbi del Comportamento Alimentare del Poliambulatorio “S. Maria della Pietà” di Roma.
Settantuno nuovi pazienti ammessi per la prima volta al servizio, dopo essere stati visitati da psichiatri e nutrizionisti per i disturbi alimentari e la psicopatologia generale, hanno ricevuto un protocollo specifico per la diagnosi di autismo. Tra i test usati, il RAADS-R, un’intervista clinica pensata appositamente per gli adulti nello Spettro con caratteristiche lievi.
David Vagni, ricercatore CNR e vicepresidente di Spazio Asperger, che ha recentemente presentato la ricerca ad Edinburgo durante Autism Europe 2016, riferisce: ”i risultati dello studio suggeriscono che pur essendoci tratti condivisi tra le due condizioni, altri tratti sono specifici di un sottogruppo di pazienti che hanno tutti i criteri per avere una diagnosi di autismo; ci troviamo di fronte a due popolazioni distinte”.
Lo studio suggerisce che la tendenza al sovraccarico sensoriale, la mancanza di interesse in argomenti comuni, l’uso della comunicazione non verbale e le difficoltà pragmatiche siano associate a persone nello Spettro Autistico; mentre l’attenzione per i dettagli, la difficoltà nel comprendere le emozioni altrui e l’eccesso di sensibilità tattile, insieme ad empatia emotiva e desiderio di appartenenza nella norma, siano comuni ad entrambi i gruppi di donne.
“Nessuna di queste donne aveva ricevuto in precedenza una diagnosi di autismo. Molte donne con autismo lieve riescono a passare inosservate durante l’infanzia, ma questo costa molto in termini emotivi e cognitivi.
Tutto ciò può sfociare, durante l’adolescenza o l’età adulta, in comorbidità psichiatriche” sostiene Davide Moscone, presidente di Spazio Asperger e aggiunge: “l’algoritmo e lo strumento che abbiamo usato per la diagnosi è molto accurato per questa popolazione e speriamo che si diffonda”.
Sia medici che psicologi e scienziati, possono trarre beneficio nel separare questi due gruppi di donne, sia per comprendere meglio l’origine dei disturbi alimentari che per sviluppare protocolli di trattamento personalizzati.
Molte delle donne che hanno partecipato allo studio, giunte con l’obiettivo di risolvere il disturbo alimentare, dopo aver ricevuto una diagnosi di autismo, si sono sentite sollevate e finalmente capite, in quanto molte delle spiegazioni comuni sui problemi di alimentazione non sono sempre valide per questa popolazione.
Riconoscere la persona “invisibile alla fine dello Spettro” può aiutarla a dargli un nuovo senso di identità e a sviluppare utili strategie per affrontare al meglio la propria neurodiversità.