Strabismo. Progetto Fixing you, per ampliare gli orizzonti
“Ho deciso di raccontare lo strabismo perché se ne parla poco e, soprattutto, si parla poco di prevenzione. Ci si preoccupa solo dello stigma” queste le parole della la fotografa Vanessa Vettorello riportate dal giornalista •Mario Calabresi tramite Facebook.
“Da bambina vedevo doppio e non avevo profondità di campo, per me ogni cosa era piatta e raddoppiata e non capivo quale fosse quella giusta – ricorda Vettorello -. Avevo sempre bisogno degli occhiali, che mi raddrizzavano la vista. Poi a 12 anni sono stata operata e ricordo perfettamente quando mi hanno tolto le bende: allo specchio ho visto una sola Vanessa. Non vedevo più la doppia me e da quel momento la mia vita è cambiata”.
Vanessa Vettorello da adulta è diventata fotografa, specializza in ritrattistica. Da 3 anni, informa ancora Calabresi, ha deciso di indagare sullo strabismo, del quale, appunto, nonostante colpisca il 4% della popolazione non viene approfondito.
Lo strabismo, sottolinea la fotografa, non è soltanto un fattore che penalizza l’estetica: comporta altri problemi come i disturbi oculomotori, ritardo dello sviluppo, mal di testa e problemi di equilibrio generando difficoltà nel fare sport e nella lettura. E con una visione monoculare, lo strabico si adatta a non avere il senso della profondità.
Le difficoltà psicosociali sono evidenti a qualsiasi età. Perché se è vero che il difetto si corregge con un intervento chirurgico e, anche vero, che in molti casi “non scompare mai del tutto” sottolinea Vanessa Vettorello.
Fixing you si chiama l’indagine – progetto fotografico, il cui materiale confluirà in un libro e si basa oltre che sulle reminiscenze personali, sul materiale d’archivio e sul coinvolgendo di altre persone con la stessa esperienza (chi vuole partecipare al progetto può contattare Vanessa su Instagram o scriverle all’indirizzo a vettorellovanessa@gmail.com).
Tra i fini della ricerca anche quello “di riesaminare come una malattia possa modellare l’identità e la percezione di noi stessi” perché ci ricorda Vanessa Vettorello “il modo in cui vediamo è il modo in cui viviamo”.
Fixing you prende le mosse dal libro con lo stesso titolo, scritto anni fa dalla neurobiologa statunitense, Susan R. Barry per raccontare la sua vita in 3D subito dopo l’operazione che subì all’età di 5 anni per correggere lo strabismo; prima di allora l’ambiente circostante lo aveva percepito piatto e compresso. Diventata neuroscienziata ha compreso come fosse stata straordinaria tale trasformazione anche per la comprensione del cervello umano.
- Facebook – Mario Calabresi: giornalista, scrittore e co-fondatore della piattaforma di podcast, Chora Media.
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