Bioedilizia. Il grande ritorno del legno strutturale

L’edilizia ritorna al legno strutturale. Il più antico materiale per costruire case, come dimostrano le scoperte archeologiche, torna in auge per abbattere le emissioni di gas serra prodotte dalle edificazioni in cemento.

In Svezia la società immobiliare Atrium Ljungberg ha presentato un progetto di città interamente realizzata in legno. Sorgerà a Sickla, a sud della capitale Stoccolma.

Si chiamerà Stockholm Wood City, sarà pronta nel 2035, con un’estensione di 250mila metri quadrati, 2mila abitazioni, 7mila uffici, e, naturalmente, negozi e ristoranti. Posa della prima pietra nel 2025, i primi edifici dovrebbero essere completati entro il 2027. Costo complessivo 1,4 miliardi di dollari.

A oggi è il progetto più grande al mondo di edilizia urbana in legno e che ambisce al primato della nuova era dell’architettura sostenibile nello sviluppo urbano, assolutamente cruciale per la transizione verde, posto che gli edifici in cemento sono responsabili fino al 40% delle emissioni mondiali di CO2, come sostiene la società svedese.

Lo conferma lo studio dei ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research pubblicato il 2022 su Nature: hanno stimato che costruendo residenze in legno di media altezza per soddisfare le popolazioni urbane in crescita, si potrebbero evitare circa 106 gigatonnellate di emissioni aggiuntive di anidride carbonica, da qui al 2100.

Superamento dei limiti e rischi

Gli eventuali limiti e pericoli (come gli incendi e/o la stabilità) delle case in legno sono risolti, c’informa Annica Ånäs, amministratore delegato della società svedese, rispettivamente, con schiume espansive per le pareti interne e strati di poliuretano o lana minerale sulla superficie di quelle esterne; utilizzo di materiali ignifughi e precise disposizioni strutturali.

L’Italia

Anche l’Italia è in prima linea per le soluzioni abitative in legno: occupa il terzo posto in Europa, dopo la Germania e la Svezia, con un volume di affari registrato nel 2022 di 2,3 miliardi di euro, marcando un incremento del 15,8% rispetto al 2021.

Lo riferisce l’Rapporto Edilizia in Legno, accurata analisi del settore, del Centro Studi FederlegnoArredo.

Ma come si concilia la richiesta del legno strutturale con la deforestazione così dannosa per l’ambiente?

Il legno è considerato un materiale intrinsecamente sostenibile perché è una materia prima rinnovabile e riciclabile,  perché fornisce isolamento termo-acustico, resistenza e salubrità e, soprattutto, perché le sue lavorazione e produzione – se realizzate nel rispetto delle norme  – sono compatibili con l’ambiente.

Riguardo alla diffusa – e preoccupante – domanda se il legno strutturale porti allo sfruttamento incontrollato del patrimonio forestale mondiale, la risposta, sostengono i produttori, risiede nell’impegno delle aziende attive nel settore ad approvvigionarsi dalle risorse boschive controllate e gestite secondo i criteri della sostenibilità, in ogni suo aspetto.

La Gestione forestale sostenibile

Si riferiscono alla GFS (Gestione Forestale Sostenibile) autorizzata dal rilascio delle certificazioni che attestano la gestione dell’area boschiva condotta nel pieno rispetto dell’economia del sito sia ambientale (con il rinnovo sistematico del legno) sia sociale, con il controllo della salute e la sicurezza dei lavoratori e delle popolazioni indigene coinvolte.

Nei siti protetti dalla GFS gli alberi sono numerati e, periodicamente, i più vecchi sono sostituiti con altri in modo tale da mantenere l’equilibrio della fotosintesi clorofilliana, fondamentale per depurare l’atmosfera dall’anidride carbonica. Mentre il legname raccolto rimane rintracciabile nelle diverse fasi della sua lavorazione e trasformazione fino alla sua immissione in commercio,  quando – come prodotto finto con l’etichetta FSC (vedi di seguito), ottiene una seconda certificazione chiamata CoC da Chain of Custody, in italiano,  Catena di custodia.

La GFS definisce le azioni per uso sostenibile delle risorse nella salvaguardia del patrimonio forestale decise durante e riportate nel documento  Non-Legally Binding Authoritative Statement of Principles for a Global Consensus on the Management, Conservation and Sustainable Development of All Types of Forests –  Forests – o più semplicemente Principi delle Foreste, approvato da 108 capi di Stato e 172 Governi, oltre a migliaia di ONG, nel corso della prima Conferenza sul Clima  (Rio de Janeiro, 1992,), ma è un documento non vincolante dal punto di vista giuridico.

Le certificazioni mondiali

A livello mondiale, le certificazioni più conosciute sono la FSC (Forest Stewardship Council) e PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes).

La FSC è una certificazione, come si autodefinisce “internazionale, indipendente e di parte terza” che garantisce la buona gestione forestale “per tutti i prodotti – legnosi e non legnosi – derivati dalle foreste”.

Parallela – e in alternativa – la certificazione PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification), considerata più adeguata alle caratteristiche e alle dimensioni minori delle foreste europee.

 

 

Immagine: elaborazione digitale del progetto Stockholm Wood City (Svezia) in legno strutturale,  finora il più grande del mondo – photo by Atrium Ljungberg

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