In ricordo degli IMI, i soldati italiani che dissero no al nazifascismo

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dei 809.722 militari (secondo i calcoli dello studioso Gerhard Schreiber, ripresi dallo storico Gianni Oliva per La Stampa) circa 200mila riuscirono a fuggire, ma 650mila, catturati dai tedeschi, si rifiutarono di collaborare con le forze nazi-fasciste e furono deportati nei lager, con la qualifica di internati militari (IMI).

Uno status, ricorda Gianni Oliva, che li differenziava dai prigionieri di guerra, rendendoli estranei alle garanzie internazionali della Convenzione di Ginevra del 1929 e all’assistenza della Croce Rossa.  Per i prigioni politici italiani gli IMI erano sospetti, essendo stati fino ad allora fedeli a Mussolini e a Hitler, mentre per i tedeschi erano i traditori dell’8 settembre. Condizioni drammatiche ma che spinsero soltanto poco più del 10% di loro ad accettare di collaborare.

L’8 settembre vide il passaggio di campo dell’Italia, che si arrendeva incondizionatamente agli Alleati, ma non la fine del fascismo con Mussolini che era riuscito, con l’aiuto di Hitler, a riparare nel Nord d’Italia dove aveva istituito la Repubblica Sociale di Salò. Pertanto i militari, se si riconoscevano cittadini della Repubblica alleata dei tedeschi, potevano arruolarsi nella formazione nazista delle SS o nell’esercito della RSI (Esercito Nazionale Repubblicano).

Dal 1943 al 1945, dai 50 ai 60 mila persero la vita nei lager, vittime della fame, delle malattie e della fatica del lavoro coatto.

Alcuni fra quelli che riuscirono a tornare costituirono già nel 1945, a Torino, l’ANEI (Associazione Nazionale ex Internati), della quale fu primo presidente Gaetano Zini Lamberti e che in questo 80° anniversario viene ricordata e celebrata nel capoluogo piemontese con 3 giorni di iniziative ,dal 19 al 21 giugno 2025.

A Padova nel 1955 è stato inaugurato il Tempio dell’Internato Ignoto; nei suoi pressi, nel 1965, è stata la volta del Museo Nazionale dell’Internamento, completamento del primo nucleo realizzato dagli stessi IMI, nel 1953. Degno di nota il sito del museo (museodellinternamento.it) cospicuo di documentazione e testimonianze dirette.

Nel 2015 l’ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia) ha creato il sito online L’Albo degli IMI (albocaduti.it), una banca dati in cui sono inseriti i dati anagrafici e biografici deli internati militari che hanno perso la vita nei lager nazisti dal 1943 al 1945, inclusi i deceduti durante la cattura o la liberazione.

L’Albo è nato come tributo dovuto agli uomini coinvolti nella tragica vicenda, per colmare una lacuna storica e come strumento per gli studiosi della Seconda guerra mondiale.

 

Immagine by Raicultura.it

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