CiakPolska. Un cinema che ha tanto da darci

A volte chiedo agli studenti quali testi leggano a casa per migliorare la conoscenza della lingua. Con mia sorpresa, a volte mi rispondono: “I dialoghi dal Decalogo Kieślowski”. Due mesi fa, mi rispose così un’americana. Alla mia domanda, perché Kieślowskim rispose di essere affascinata dai film di questo regista e che i dialoghi sono scritti in linguaggio naturale, non artificiale, preparati per l’uso delle lezioni di lingua (prof.Mirosław Jelonkiewicz).

Ha aperto i battenti la VII edizione del Festival CiakPolska, una kermesse cinematografia di profondo valore divulgativo sul cinema polacco di oggi e di ieri in un’ottica di apertura e condivisione, dall’8 al 17 a novembre 2019 a Roma.

Un notevole sforzo organizzativo e contenutistico da parte dell’Istituto Polacco di cultura di Roma per avvicinare al pubblico italiano i cineasti polacchi che hanno fatto la storia del cinema europeo, così come le giovani leve che ci forniscono le diverse chiavi di lettura di una società in movimento, creativa e riflessiva.

Il Festival offre dunque più sezioni: il nuovo cinema polacco, una rassegna di classici – censurati durante il regime comunista – e la personale dedicata a Józef Natanson, artista, scenografo, re degli effetti speciali, che dopo un periodo di lavoro a Londra, ideatore degli effetti speciali del celebre film Scarpette Rosse, film del 1948 diretto da Michael Powell e Emeric Pressburger. Durante l’esperienza britannica venne chiamato in Italia per non spostarsi più, collaborando con i più grandi maestri nostrani: Fellini, Vittorio de Sica, Marco Ferreri. Erano gli anni in cui gli effetti speciali non erano ricreati con la tecnologia, ma con l’arte. Solo per citare alcuni sui disegni, i cieli cupi e rossi del Satyricon di Fellini, sono stati frutto della sua pittura surrealista.

La filosofia che sottende al Festival, ci spiega Lorenzo Costantino, responsabile area cinema dell’Istituto Polacco di Roma è quella di divulgare la cinematografia polacca in più dimensioni, affrontando sia il nuovo cinema polacco che i classici che hanno contribuito ad arricchire la filmografia della “nostra Europa”.

Un doppio binario che ci offre la possibilità di immergerci in un mondo pregno di storia e cultura. Un’occasione per entrare in contatto con una cinematografia che difficilmente si ha la possibilità di assaporare, tranne in casi di premiazioni, come è accaduto con il recente Cold War di Pawel Pawlikowski. Un’autentica opera di divulgazione culturale che permette di promuovere la diversità.

Discorrendo con Lorenzo Costantini, si percepisce l’intensità del lavoro e dell’energia che si celano dietro l’ideazione e la costruzione di un Festival, il livello di ricerca e di passione che lo anima; ricorda ad esempio, un’edizione dedicata ai film, tratti dalle opere di Joseph Conrad.

La visione dei film è distribuita principalmente presso la Casa del Cinema (mostra su Natanson e nuovo cinema polacco) e il Palazzo delle Esposizioni; in quest’ultimo spazio, come ricordo del trentennale della caduta del Muro, si tiene una rassegna, curata dal grande studioso Tadeusz Lubelski, dei film censurati, durante il regime comunista. Film bloccati dalla censura, i cosiddetti półkowniki  (scaffale), ci rammenta Lorenzo, ossia quei film che non arrivavano ai cinema, oppure se arrivavano, erano costretti a tagli, a volte circolavano esclusivamente all’estero, o in maniera clandestina. Una cultura parallela, soffocata, offuscata dal totalitarismo ideologico

Il legame con l’Italia, che da secoli accompagna le relazioni tra il Bel Paese e la Polonia, lo ritroviamo il monodramma di Marek Koterski, al Teatro di Trastevere, lunedì 11 novembre Signor Fellini, lei non mi piace, interpretato da Małgorzata Bogdańska che interpretaGiulietta Masina che si interroga su quanto sia giusto convivere con l’egocentrismo di un genio. Koterski, incontrerà il pubblico dopo la proiezione dalla commedia 7 emozioni insieme all’attrice Bogdańska al termine della proiezione.

Inoltre, nella sezione nuovo cinema polacco, possiamo vedere, tra gli altri Ancora un giorno, straordinario film d’animazione tratto da un reportage di Ryszard Kapuściński, all’intenso Corpus Christi, storia di un ex-criminale che si finge sacerdote già applaudita all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, senza dimenticare il sorprendente horror Werewolf, vincitore dell’ultimo Fantafestival.

La retrospettiva  si apre martedì 12 con Mani in alto! di Jerzy Skolimowski, bandito per oltre 25 anni per il suo spirito iconoclasta che ridicolizzava lo stesso Stalin, a cui seguiranno titoli come la versione integrale di Una donna sola di Agnieszka Holland, racconto inquieto della condizione femminile lontano dalla retorica di partito, o il leggendario Il diavolo, di Andrzej Żuławski, che costò al regista l’esilio in Francia, ma anche molti altri materiali inediti. Da non perdere la proiezione del 16 novembre de La tranquillità di Krzysztof Kieślowski, uno dei film più belli e discussi del grande regista, che sarà introdotto al pubblico dal protagonista Jerzy Stuhr, attore simbolo di quella stagione del cinema polacco.

A confronto, dunque, passato e presente, legati da una sottile linea di continuità creativa e di lettura approfondita della condizioni socio-culturali, esistenziali, storiche di una società in evoluzione che in questi ultimi 30 anni è passata, come ci spiega Lorenzo da una forte centralizzazione di un unico produttore, ossia lo Stato, al libero mercato. Un processo di ridefinzione identitario che ha visto il cinema protagonista, e che ha originato tutta una generazione di registi, come  Palinowski e Szumowska.

Chissà che la visione di CiakPolska non sia lo stimolo per giovani donne e giovani uomini ad intraprendere il percorso del polonista, ossia lo studioso di lingua e cultura polacco, come Lorenzo Costantini. Conversando con il giovane studioso, mentre ci raccontava del suo avvicinarsi alla cultura polacca provenendo dalla letteratura russa, per amore filologico e sociologico verso quelle culture cosiddette minori, periferiche, marginali, “perché pensavo potessero avere tanto da darci.”

Programma integrale

Foto di copertina: Krzysztof Kieślowski durante una ripresa della trilogia “Tre colori”

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