La Turandot e la Firenze ferita di Galileo Chini

Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944, Firenze subì l’attacco più feroce dei tanti che la colpirono durante la Seconda guerra mondiale.

Intorno alle ore 22 i nazifascisti, con lo scopo di rallentare l’avanzata degli Alleati, fecero saltare con le mine tutti i suoi ponti, tranne Ponte Vecchio. Forse lo ritennero troppo stretto perché i mezzi anglo-americani riuscissero a passarci. O, forse, come successe in altre città, fu un tedesco che a volerlo risparmiare per il suo valore storico.

Fu così che Ponte Vecchio rimase in piedi, ma non la zona limitrofa come Por Santa Maria, parte del lungarno Acciaioli, via Guicciardini, via dei Bardi e Borgo San Jacopo.

I cumoli delle macerie colpirono il pittore Galileo Chini (1873 – 1956) quando rientrò a Firenze da Prato dove era stato da sfollato, come testimoniano le sue lettere conservate nell’Archivio del sito dedicatogli e, soprattutto, come documentò con disegni e dipinti che nel 1945 donò alla città.

Usò colori scuri per ricreare quelle delle macerie: gialli, neri, marroni e, naturalmente, il rosso delle terre dei mattoni antichi, tipici delle costruzioni ferite ma non umiliate nella loro forza simbolica che racconta la storia della città: le torri dei Rodolfi e dei Rossi Cerchi e la facciata di Palazzo Guicciardini, sovrastate da un cielo grigio che riflette, esaustivo allo scempio compiuto. l’ocra delle rovine.

Oggi il Comune di Firenze – c’informa il già citato sito galileochini.it -, possiede 15 opere di Chini: tredici raffigurano via Vacchereccia con lo sfondo di Palazzo Vecchio, le case di via de’ Bardi, le case di Borgo San Jacopo, il ponte Santa Trinità dalla prospettiva di Lungarno Acciaioli, la chiesa di Santo Stefano e i suoi dintorni, le torri e le macerie di Borgo San Jacopo, il moncone di via de’ Bardi,  naturalmente via Guicciardini, le torri di via Por Santa Maria e la via stessa, il Ponte degli Orafi, il lungarno Acciaioli e le case del vicolo del Buco. Mentre due che raffigurano il Ponte Vecchio furono acquistate dal Comune di Firenze.

Le ricorrenze che vedono Chini in primo piano

Le opere costituiscono la raccolta dell’ex Museo storico-topografico Firenze com’era e, solitamente costuditi presso i depositi dei Musei Civici Fiorentini, sono posti in rilievo dal 2023 per una serie di anniversari: dai 150 anni dalla nascita dell’artista, agli 80 anni di quest’anno del ciclo pittorico in questione e via fino al 2026, quando ricorreranno i 100 della prima della Turandot di Giacomo Puccini (il prossimo 24 novembre saranno 100 anni dalla scomparsa del musicista lucchese).

La Turandot

Chini venne chiamato da Puccini per creare le scenografie  dell’opera Turandot che, sappiamo, essere ambientata in Oriente,  memore che il primo aveva a lungo soggiornato in Siam (l’attuale Thailandia), dal 1911 al 13, per realizzare su commissione del re Rama V le decorazioni delle volte del palazzo reale di rappresentanza, l’Ananta Samakhom Trone Hall, il primo edificio della monarchia  costruito secondo lo stile occidentale, su progetto di architetti italiani, oggi museo ma ancora sede istituzionale per avvenimenti speciali, come la festa nazionale del Chulalongkorn Day, dedicata al re Rama V e il compleanno del re in carica.

Chini eseguì i bozzetti dei 3 atti dell’opera che sarebbe dovuta andare in scena nel 1925, ma la morte del compositore Puccini, che lasciò l’opera incompleta, fece slittare la prima alla primavera dell’anno successivo, esattamente al 25 aprile, al Teatro La Scala di Milano. diretta da Arturo Toscanini che sorprese tutti i presenti quando a metà del terzo atto interruppe la musica e rivolgendosi al pubblico, commosso, disse: “Qui finisce l’opera, rimasta incompiuto per la morte dell’autore”.

La partitura dell’opera completata da Franco Alfano, venne eseguita a partire dalla rappresentazione successiva, la sera seguente, diretta da Ettore Panizza.

 

Immagine: Firenze, Ponte Vecchio dopo l’attacco nazista del 4 agosto 1944, dipinto dall’artista Galileo Chini

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.