Baby Boss. Parabola dei nostri tempi con-fusi
Tom McGrath ( lo ricordiamo per la fortunata serie Madagascar) firma la regia di Baby Boss, un film d’animazione prodotto dalla Dreamworks, presente nelle sale italiane da aprile. Ad oggi la pellicola ha ottenuto un buon consenso di pubblico, una platea variegata.
La storia racconta con ilarità e leggerezza la strana gelosia che colpisce il fratello maggiore quando giunge l’intruso, il neonato; inevitabilmente le abitudini cambiano, si frantumano schemi affettivi all’ombra del timore di non essere più amati. Dunque, il punto di vista è quello del primogenito che, usurpato dal suo ruolo di unicum, proverà a spiegare e spiegarsi il mistero della Famiglia, dei suoi legami forti, tuttavia eternamente in fieri.
Tim, un bambino di 7 anni, vive un’infanzia serena fino al giorno infausto in cui la sua famiglia s’imbatterà per un apparente caso in un neonato. Senza gravidanze e atavici dolori giungerà questo piccolino anomalo, stranamente vestito in giacca e cravatta, che finirà per rubare tutte le attenzioni dei genitori di Tim. Naturalmente, colpito da alcune particolarità del neonato, Tim inizierà a spiarlo scoprendo una verità sconcertante.
Il presunto infante è un terribile boss che sa parlare e impartire ordini con serietà e fierezza. Dopo aver tentato di smascherarlo, l’intrepido bambino si vede costretto a scendere a patti con quell’oscuro personaggio che gli rivela di far parte della Agenzia Baby Corp. Quest’ultima controlla prima della nascita tutti i bambini, scegliendo se mandarli ad un nucleo familiare o se inviarli in direzione, dove vengono educati a rivestire i panni adulti.
Il boss è appunto cresciuto in direzione ed ora deve capire quale prodotto misterioso stia producendo l’agenzia”Puppy” che fornisce animali e dove sono impiegati i genitori di Tim. Un’agenzia interinale delle nascite che fa intermediaria fra i genitori e figli. Un bel modo per ripensare il miracolo della vita e le delicate questioni che oggi fioriscono intorno alle gravidanze chimicamente interrotte e, altrettanto chimicamente indotte!
A questo punto l’avventura per i due fratelli ha inizio: riescono ad infiltrarsi nell’agenzia Puppy, ma presto capiscono che è un imboscata. Infatti i due, ora compagni, vengono catturati da Francis, un ex neonato della direzione, che ha messo in commercio “semprecucciolo”, un cucciolo che resta tale all’infinito e per questo attira l’amore delle coppie.
I genitori di Tim sono mandati a Las Vegas insieme a Francis per presentare questa novità commerciale. Intanto i fratellini lasciati nelle mani di uno scagnozzo, un finto babysitter, riescono a scappare senza però prendere l’areo con i coniugi e Francis. Ed è subito lite, quella sinergia appena nata si rompe. E’ il classico “scarica barile” fra fratelli e sorelle che crea rotture, a volte, insanabili.
Tuttavia siamo nelle favole e dopo alcune peripezie Tim salverà il piccolo boss, riuscendo insieme a portare a compimento la missione con successo. Allora il piccolo boss finalmente avrà il posto d’onore in agenzia mentre il coraggioso Tim si riapproprierà delle perdute attenzioni dei genitori.
Eppure, presto la mancanza del piccolo spingerà Tim a spedirgli una lettera ricolma d’affetto per convincerlo a tornare. Così i due cresceranno sereni e felici. L’epilogo commuove nell’ultima immagine di Tim adulto, grande come Andy di Toy Story, il capolavoro della Pixar. Entrambi i cartoni, attraverso una lunga metafora arricchita di toni umoristici e dì una fantasia “vecchia maniera”, aiutano a crescere, anche noi adulti..
Con Baby Boss si ride tanto, tornando per un attimo bambini. Ma si riflette, o meglio ci si riflette nella frustrazione della condivisione dei sentimenti, una possibilità immanente. Quale fratello o sorella maggiore non ha tremato di fronte al nuovo avvento?? Un mistero con cui si impara a convivere, sebbene l’ego prediliga la “solitudine” di sempre.
Il film affronta la problematica con saggezza, tralasciando, però, altre fenomenologie familiari. La famiglia allargata, ad esempio, ha ormai mutato i tradizionali costumi, creando una “pluralità di usurpazioni”. I nuclei del nuovo millennio destrutturano confini biblici e si ristrutturano su frontiere del possibile. Chissà come avrebbe reagito Tim se il nuovo arrivato non avesse avuto il suo cognome?
Infine, il cartone affronta un tema interessante: la contrazione delle nascite di contro alle adozioni degli animali domestici. Perché le giovani coppie scelgono gli amici a quattro zampe? Una rinuncia alla genitorialità? O la difesa delle infinite opportunità dei sentimenti? Comunque, al di là dello spaesamento di una convivenza fra ap-parenti estranei, resta il fatto che fratelli, genitori, compagni, amici non si nasce, piuttosto si diventa grazie al grande mentore, il tempo!