Non si può morire a 20 anni in discoteca
“Un ragazzo di vent’anni non può morire in discoteca”, inizia così la petizione lanciata sulla piattaforma change. Org da Lorenzo Campadello, amico di Niccolò Ciatti (nella foto a lato), il ragazzo di 22 anni che è deceduto il 12 agosto 2017 a causa di un fatale aggressione nella discoteca Saint Trop di Lloret de Mar (Spagna).
Il sindaco di Lloret ha dichiarato che il consiglio comunale si presenterà come parte civile contro gli aggressori, sia per la gravità dei fatti sia perché questo tipo di accadimenti sporca il nome di Lloret che da anni viene associato al turismo “da sballo”. I ristoratori insistono dicendo che si tratta di un incidente isolato. All’inizio dell’estate il comune aveva portato avanti una campagna per promuovere la convivenza tra residente e turisti, in un località dove sono presente più di 100 nazionalità durante i mesi estivi.
A Niccolò è stato fatale, un calcio in testa durante il pestaggio, rabbioso e violento, che si è consumato nella pista di ballo della discoteca di Sant Trop, che accoglie 3000 persone (dato di per sé, già discutibile).
Tre gli aggressori, ma l’autore del colpo fatale è un professionista di lotta libera, ceceno, residente in Francia, dove ha richiesto asilo politico e che risponde al nome di Rassoul Bissoultanov, 24 anni. Il disc-jockey non appena visto lo scontro, ha fermato la musica e ha acceso le luci, come si evince dal video che alcuni giornali spagnoli.
Gli aggressori stati fermati, ma messi in libertà con la condizione di “indagati per un delitto di omicidio”; il fatto che solo uno dei tre fermati è stato messo in carcere ha indignato la famiglia e gli amici che hanno dato vita alla petizione su change.org.
Come ormai è tragicamente noto, dopo la brutale aggressione il ragazzo è stato trasportato all’ospedale Jospe Trueta di Girona, uno dei quattro capoluoghi della regione catalana.
Petizione su Change.org di Lorenzo Campadello
“Quello che chiedo, e chiediamo in sempre di più, è che chi ha sbagliato paghi, e purtroppo non sta accadendo. Niccolò era nel posto sbagliato nel momento sbagliato, ma è una cosa che poteva capitare a ogni ragazzo che frequenta una discoteca, e ora non c’è più, è rimasto il dolore di una famiglia e di tutti quelli che gli volevano bene. Il governo italiano deve supportare i Ciatti , perché oltre al dolore adesso c’è uno strascico burocratico e di giustizia molto pesante, e loro non devono rimanere soli, noi vigileremo!”
La discoteca per decisione del comune di Lloret de Mar è stata chiusa per chiarire se il locale ha osservato il protocollo di sicurezza; decine di persone hanno presenziato l’aggressione sena intervenire, anzi alcuni hanno anche filmato l’evento.
Patologia ormai cronica della nostra società che mentre si sta consumando un crimine, il primo pensiero non è quello di intervenire, ma di filmare. E il personale di sicurezza dove era? Lo psicologo Antonio Andrés Pueyo in Periodico Digital parla di violenza paralizzante, ma sufficiente a spiegare l’immobilità dei presenti?
Tra il florilegio di commenti sulla tragedia, a seguire sui diversi articoli dei giornali spagnoli, oltre ad impeti verbosi contro la permissività del governo spagnolo rispetto all’accoglienza dei rifugiati politici ed immigrati, a volte, ricettacolo di banalizzazioni e stereotipi, anche rispetto agli italiani: “La famiglia del deceduto, se vogliono giustizia, devono fare solo una visita a don Vito… che sembri un suicidio.. , emerge con forza proprio l’immobilità e immobilismo di coloro che hanno assistito all’omicidio in diretta.
” …moriremo mentre ci registreranno con le telecamere invece di soccorrerci: L’importante è salvare le immagini e non la vita delle persone…. “E tutti questi a guardare? Non li si può condannare per omissione di soccorso? Una persona è morta per la trascuratezza dei guardoni. Se avessero fatto qualcosa, non sarebbe morto. “
Forte le reazioni anche nei confronti del giudice che ha lasciato in libertà i due detenuti, complici dell’aggressione.
Il commissariato di Blanes (Giorna) dopo aver ascoltato i tre detenuti, ha accordato il carcere preventivo e senza cauzione solo a uno dei tre, in accordo con la richiesta del pubblico ministero. Secondo quanto ha informato il Tribunale Superiore di Giustizia de Catalogna (TSJC) in un comunicato per gli altri detenuti, il giudice ha concesso la libertà, e per un di loro, gli è stato proibito lasciare il territorio Schengen (alquanto ampia come restrizione, ci permettiamo di sottolineare), secondo quanto ha riportato la rivista onlin 20minutos.com
Nel giornale online El Periodico)si legge le immagini raccolte mostravano una violenza così estrema che si è stato chiesto agli agenti antisommossa della Brigada movil di unircisi a los Mosso de Esquadra (polizia del governo autonomo di Catalogna) per trovare gli aggressori che sono stati arrestati nella passeggiata marittima mentre proseguivano la nottata.
Ma durante il pestaggio ripetiamo, che cosa è accaduto? Dove era la sicurezza? E i “guardoni” come vengono definiti da molti delle persone che hanno manifestato la loro indignazione che filmavano l’aggressione invece di prestare soccorso, che ci “raccontano” della nostra società imbambolata e nascosta dietro a dispositivi virtuali e così poco virtuosi?
Per il momento abbiamo un’unica risposta: “Non si può morire a 20 anni in discoteca.