La fabbrica del mondo. Il Lab-oratorio Crea-Attivo dell’ambiente

“Oggi siamo tutti preoccupati di essere vittime di un territorio fragile. Mi chiedo: perché subirne il racconto? Bisogna costruirlo, bisogna essere abitanti e sceglierlo”, a parlare così è l’attore Marco Paoloni, pronto a tornare in scena con un nuovo progetto di teatro civile o per meglio dire di “prevenzione civile”.

Titolo dell’opera Mar de Molada e sarà un racconto corale a tappe sui prati del bacino del Piave, dalla Marmolada fino a Venezia, dal 14 settembre al 5 ottobre 2024, dall’alba al tramonto. Per 4 fine settimane, Paolini dipanerà la storia del territorio partendo dalle acque: le fonti, i torrenti, i fiumi le valle, la laguna, elementi fondamentali della vita, del modello di sviluppo, dell’agricoltura, delle città. Dall’acqua, spiega Paolini all’Agenzia Dire, perché è “simbolo della fragilità del luogo in cui viviamo”.

Appuntamenti itineranti lungo il Piave fino all’Adriatico, a Vallevecchia, come “ultimo pezzo di costa veneta agricola. Uno spazio stretto tra le montagne e il mare, un luogo denso, dove ancora si legge un paesaggio diverso da quello del turismo. ”.

E l’autore e interprete di tanti successi di teatro civile – narrativo, recitati nella sua intensa lingua veneta (ricordiamo Il racconto del Vajont) parla di una zona circoscritta ma ci ricorda che “tutti viviamo in riva al mare”. E allora diamoci da dare fare, rimbocchiamoci le maniche, e partiamo con Paolini dai Serrai di Sottoguda, ai piedi della Marmolada: lì sei anni fa il Pettorina, piccolo affluente del Cordevole, a sua volta affluente del Piave, travolse il paesaggio di quella gola che presto, dopo il restauro di Veneto Acque in collaborazione con la Regione, tornerà ad essere visitabile.

La fabbrica del mondo

Mar de Molada rientra nell’ampio progetto La Fabbrica del mondo – laboratorio, o meglio Lab – Oratorio Cre-Attivo, sul e per la difesa dell’ambiente  co fondato da Paolini, che, attraverso “storie virali” crea un luogo d’incontro tra gente con mestieri e competenze diversi che cerca di immaginare un mondo adatto al presente e al futuro.

Persone proattive che invece di perdersi in lamentele, studiano il passato per l’onore del ricordo e i benefici della memoria dai quali imparare e conservare le buone esperienze, senza, però, perpetuarne e ripeterne gli errori, concependo buone pratiche e politiche rivolte al presente tenendo costantemente presente il bene per le prossime generazioni.   Un progetto, dunque, che pur non comportando un costo è un “ottimo” – forse l’unico aggiungiamo noi – investimento.

Di La fabbrica del mondo fa parte anche Vajont 23, che Paolini ha riportato in scena l’anno scorso in occasione dei 60 anni della frana nel lago della diga del Vajont, che costò la vita a 2mila persone, anch’essa opera itinerante che considerava nel racconto la specificità e criticità del territorio in cui avveniva la rappresentazione.

Probabilmente hanno ragione i fondatori de La fabbrica quado ci esortano a prenderci cura del “nostro pezzetto di mondo”; così salveremo la natura tutta, per noi e per chi viene dopo di noi.

 

 

Immagine: l’attore e autore Marco Paolini alla presentazione della sua prossima rappresentazione ‘Mar de Molada’, dalla sua pagina Facebook

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