Salvare i Nuraghi. Il modello matematico fuzzy e il progetto Perdas Novas
Dopo essere rimasti intatti per secoli, protetti dall’accumulo dei detriti del tempo ora sono minacciati dall’azione antropica e dai fenomeni naturali.
Nuraghi fuzzy
Per controllare e tenere a bada tale processo di degradazione di questo inestimabile patrimonio culturale, come spiegano di autori dello studio Marta Cappai, Ulrico Sanna e Giorgio Pia, hanno elaborato una procedura derivata dalla logica fuzzy (branchia della matematica applicata alla tecnologia) e l’hanno sperimentata nell’analisi dell’edificio nuragico Genna Maria a Villanovaforru.
Dallo studio è risultato che i principali nemici dei nuraghi sono la pioggia, il gelo e gli sbalzi di temperatura e “la cristallizzazione del sale”, i giorni più difficili sono 90 e i mesi 3, da novembre a gennaio.
“Grazie all’interazione tra diverse variabili (proprietà dei materiali in opera e condizioni ambientali: temperatura, umidità relativa, radiazione solare, velocità e direzione del vento) – spiegano gli autori della scoperta – siamo riusciti a stimare i periodi in cui la struttura è più esposta al degrado. I mesi di maggiore vulnerabilità sono risultati essere gennaio, febbraio e dicembre. Abbiamo confrontato le previsioni del modello con i fenomeni osservati sul posto e con i risultati dei test di invecchiamento accelerato in laboratorio, confermando l’affidabilità del modello”.
La civiltà nuragica
La civiltà nuragica è emersa e si è sviluppata senza apparenti influenze da culture estere. È rinomata per la sua straordinaria abilità nel costruire strutture in pietra e si erge come una delle più importanti civiltà dell’età del bronzo nel Mediterraneo occidentale – ci ricordano gli autori dello studio -. Risale al periodo del Bronzo Medio ((ca. 1600-1500 a.C.) e proseguendo fino al periodo del Bronzo Finale (ca. 1200-1020 a.C.). Si contraddistingue per le sue strutture megalitiche in pietra di vario tipo.
A noi sono pervenute numerose tombe megalitiche, note come “Tombe dei Giganti“, oltre 7000 nuraghi, circa 2500 villaggi con oltre 150 templi ad acqua e megaron. E, ancora, grandi recinti circolari con sedili in pietra, strutture di lavorazione dei metalli, capanne circolari, complessi domestici con cortili centrali, ampi portici per feste, edifici termali e persino piccoli anfiteatri.
Perché costruire un Nuraghe con le tecniche preistoriche
Questo insieme di reperti archeologici costituiscono le strutture più caratteristiche della Sardegna dell’età del Bronzo e continuano a essere una caratteristica notevole del paesaggio sardo oggi.
E questo spiega il cantiere – laboratorio a cielo aperto di archeologia sperimentale sorto recentemente nell’agro di Gergei (nella parte meridionale dell’isola), con l’ambiziosa intenzione di costruire, nell’arco di 20 anni, un nuraghe trilobato in scala reale impiegando tecniche preistoriche.
Si tratta del progetto Nuraghe, promosso dall’Associazione Perdas Novas, che richiede l’impiego di varie competenze oltre a quello di archeologi, ingegneri, architetti e artigiani.
I fratelli Simone e Claudio Ollanu, presidente e vicepresidente dell’Associazione, parlando con l’agenzia Ansa hanno spiegato di voler erigere la struttura megalitica con le “probabili e realistiche tecnologia dell’epoca preistorica e con i materiali disponibili sul territorio”.
Le motivazioni che spingono all’impresa sono varie tra le quali: ratificare o rettificare le teorie e tecniche costruttive e le ipotesi formulate dagli esperti e specializzare le maestranze a intervenire sui nuraghi esistenti senza danneggiarli, ha aggiunto Beatrice Auguadro, architetta e, a sua volta promotrice e coordinatrice del progetto. E non meno importante la componente economica, intrinseca nel ricreare intorno al cantiere – laboratorio una serie di attività complementari che creeranno possibilità occupazionali e metteranno in risalto le abilità delle arti e mestieri sardi.
Un incentivo per incrementare il turismo ma anche destagionalizzarlo e delocalizzarlo dalla Costa Smeralda, mostrando come tutta l’isola offre esperienze culturali, naturalistiche ed enogastronomiche.
Con l’approvazione del Comune di Gergei, e dopo la presentazione in un convegno internazionale “Architetture di pietra” nello scorso novembre, il progetto sta prendendo forma. Si può seguire il suo sviluppo sul sito dell’Associazione Perdas Novas.
Immagine: Seui (Sardegna meridionale), nuraghe di Ardasái. Photo by wiki commons