Questa è la mia terra. Ed io la difendo
La mia terra la difendo così – 560mila persone, delle quali il 60% di età compresa tra i 18 e i 35 anni, hanno lasciato la Sicilia tra il 2001 e il 2021. I numeri ce li fornisce il sito questaelamiaterra.it del Centro Studi formato da siciliane e siciliani che si ribellano all’idea di essere costretti a lasciare l’isola, perché territorio “socialmente ed economicamente povero” e andarsene “non è una scelta ma come unica alternativa per una vita dignitosa”.
L’impegno di questo gruppo di persone è affermare il diritto di restare in Sicilia progettando azioni concrete, con il supporto di 40 organizzazioni che hanno aderito al progetto, raccogliendo ed elaborando dati che formano report pubblici atti a sensibilizzare e approfondire il problema e organizzando ogni anno un festival, raccogliendo l’eredità delle idee di Giuseppe Gatì.
La restanza di Giuseppe Gatì
Di Campobello di Licata, Gatì della “restanza” aveva fatto l’impegno della sua vita. Nel suo blog dove raccoglieva pensieri e riflessioni – che chiamò appunto La mia terra la difendo così – scriveva che vivere a Campobello era duro ma la Sicilia non è bella è “bellissima e voglio lottare, per far sì che questa vituperata terra possa rinascere”. (Da laboratorivisionari).
Non un intellettuale né un politico, dunque, ma dalle idee chiare riguardo la sua terra e il suo destino perverso dal quale sembra non riuscire a sfuggire. Aveva la tempra dell’attivista e un profondo senso della giustizia. Così nel dicembre 2008, quando l’allora sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi – dopo aver diffamato Giancarlo Caselli, magistrato anti-mafia e sostenuto negli anni seguenti e a più riprese che l’organizzazione criminale “non esiste più” – , presentò un suo libro ad Agrigento, Gatì lo contestò con un “Viva Caselli! Viva il Pool Antimafia!”. Era con una telecamera e un pacco di volantini. Lo apostrofò con un “pregiudicato”, visto che Sgarbi era stato condannato in via definitiva per truffa allo Stato. Gatì quel giorno venne fermato dalla polizia, ma l’amministrazione Sgarbi di Salemi verrà sciolta nel 2012 per infiltrazioni mafiose, e al sindaco saranno riconosciute puntuali responsabilità.
Ma Gatì non lo saprà. Morirà, nel gennaio 2009, vittima della morte bianca poco più che ventenne, per dei fili scoperti di un’azienda agricola, diventando paradigma delle sue denunce.
Il Festival. Costruire e celebrare
Denunce oggi proprie, dicevamo, dal Centro Studio che porta il suo nome, Giuseppe Gatì, pronto alla seconda edizione del Festival Questa è la mia terra e io la difendo che si svolgerà a Licata il 22 e 23 agosto 2024, con la collaborazione della Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA),
La manifestazione sarà “uno spazio aperto per stimolare il dibattito sul tema, sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare azioni da parte delle istituzioni” e quest’anno sarà diviso in due parti: Costruire e Celebrare.
In Costruire (il 22 agosto) saranno presentati i risultati del progetto di ricerca MA.DRE condotto dal Centro Studi, realizzato nelle scuole di Campobello di Licata, Ravanusa e Canicattì, dove oltre 1000 studenti sono stati intervistati per individuare le cause che portano i giovani a lasciare la Sicilia e, dalle cause, trovare soluzioni per invertire la tendenza.
Per inciso, il 78% degli intervistati – soprattutto le studentesse – ritengono che l’Isola, rispetto ad oltre Regioni, offra meno opportunità di futuro.
Vi parteciperà anche Giovanna Iacono, parlamentare del Partito Democratico, sostenitrice delle attività del Centro Studi e promotrice dell’intergruppo parlamentare per il Diritto a Restare, presentato alla Camera il 31 luglio 2024.
Il 23 agosto, nella parte Celebrare, interverranno gruppi locali che condividono i valori del Festival e sarà lasciato spazio all’arte con esibizioni di vario genere, compresa la partecipazione del comico e conduttore televisivo Roberto Lipari.
Immagine: Il gruppo del Centro Studi Giuseppe Gatì, organizzatore del Festival ‘Questa è la mia terra e io la difendo’