Salaam. Il videogioco dove vincono i buoni, virtuali e reali

Salaam il videogioco dove vince chi fugge. Al contrario di come avviene, spesso, nei videogame, qui si tratta di riuscire a salvarsi dai cattivi e gli eroi sono le potenziali ma, fortunatamente, mancate vittime.

Il gioco inizia con una carovana di persone che camminano lasciandosi alle spalle le loro case delle quali, all’orizzonte ancora appaiono con i loro tetti di paglia. I bambini non riescono a tenere il passo degli adulti, sono affaticati, quando si ode dal rumore degli spari. C’è chi scappa chi si stende a terra. Poi cade il silenzio, squarciato dal motore di un pick-up con a bordo una squadraccia che apre il fuoco.

E a questo punto che inizia la partita: vincerà chi riuscirà a salvarsi con la propria famiglia in un rifugio sicuro, schivando bombe, evitando i sequestri, trovando cibo e acqua lungo il cammino.

E qui subentra l’altra peculiarità di Salaam: ogni volta che il protagonista del videogioco si trova in affanno per fame o sete o malattie, subentrerà il giocatore che acquistando cibo o medicine per lui lo farà anche nella realtà attraverso la specifica app, aiutando i profughi reali del campo ugandese dove è cresciuto l’ideatore e sviluppatore del gioco Luan Mayen e le organizzazioni umanitarie che agiscono nelle aree di guerra. Salaam presto in uscita, sarà scaricabile gratuitamente su smartphone.

Il ventottenne Luan Mayen oggi è amministratore delegato dello studio indie Junub Games con sede a Washington ma ha le spalle un’esperienza come quella riportata dal videogioco. Originario del sud del Sudan, da bambino è fuggito con la famiglia dalla guerra e vagando per chilometri con difficoltà di ogni genere è giunto nel campo profughi nel nord dell’Uganda, dove ha vissuto per oltre 20 anni, studiando programmazione sui tutorial di YouTube con il portatile ricevuto dalla mamma, la quale, lavorando senza sosta era riuscita a raggiungere la cifra necessaria per acquistarlo.

La prima versione di Salaam, qualche anno fa Mayen, la pubblicò su Facebook. Piacque e gli procurò un invito a un festival del Sud-Africa poi un visto per gli Stati Uniti. E qui, precisamente a Washington Mayen d è riuscito a fondare la sua società Junub Games.

Duplice, dunque, lo scopo del videogioco, aiutare i profughi e promuovere la consapevolezza della durezza (a volte letale) della vita di chi è costretto a scappare e a vivere nei campi sopravvissuti alle guerre non più solo africane e mediorientali.

A proposito Salaam, in arabo significa pace.

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