Gaynet accanto ai 40 docenti del Giulio Cesare di Roma

“Apprendiamo con soddisfazione della lettera di 40 docenti del Liceo Giulio Cesare di Roma, che hanno espresso la loro estraneità alla censura dei corsi autogestiti sull’identità di genere e interruzione di gravidanza”. Così Rosario Coco, referente di Gaynet Roma.

“Le nostre scuole sono il luogo dove si forma la cittadinanza di domani. Il fatto stesso che questi argomenti debbano essere lasciati esclusivamente all’iniziativa degli studenti, lodevole e sempre da incoraggiare, dice molto del livello di arretratezza del nostro sistema scolastico. L’informazione a scuola sulle tematiche relative alla sessualità, nell’epoca della comunicazione digitale, è un fatto di diritti umani e sicurezza, per ogni studente e, in particolar modo, per chi è maggiormente a rischio discriminazione o conseguenze per la salute, in questo caso tutte le studenti insieme ad alunni e alunne trans e non binarie.

La reazione della comunità scolastica del Liceo Giulio Cesare fa ben sperare, ma è necessario ribadire che l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania in cui l’educazione sessuale non è prevista in forma curriculare.

Da oltre 10 anni l’OMS ha pubblicato le linee guida sull’educazione sessuale nelle scuole, affrontando l’argomento in maniera organica rispetto agli ambiti affettivi e relazionali. Un documento scientifico, quasi completamente ignorato in Italia, considerato che le poche leggi presentate sul tema sono rimaste sulla carta e non si è mai avviato un vero dibattito libero dall’inquinamento delle fake news sulla fantomatica propaganda gender.

Proporremo presto – conclude Coco – un’incontro alla preside e ai docenti del liceo Giulio Cesare mettendo a disposizione l’esperienza di Gaynet Roma nella formazione in ambito giornalistico e scolastico”.

L’antefatto

La preside del Liceo Giulio Cesare di Roma avrebbe abolito alcuni corsi e l’identità di genere autogestiti  dagli allievi, durante la Settimana dello Studente in corso presso l’istituto, attribuendo la scelta dell’interruzione degli stessi al Collegio dei docenti.

Quaranta docenti si sono dissociati dalla scelta della dirigente con una lettera aperta dove scrivono fra l’altro che “non eravamo al corrente né della presentazione di quei corsi da parte dei ragazzi, né della censura da parte della dirigente”.

“Venerdì 5 febbraio, quando si è svolto il collegio, non abbiamo discusso di questi corsi. Se ce ne fosse stata la possibilità li avremmo valutati dal punto di vista didattico, come abbiamo fatto per tutti gli altri. La nostra – ha spiegato all’agenzia Dire la professoressa Sabina Petrella – è una scuola pubblica e in quanto pubblica è plurale. Ma se la dirigenza ha agito secondo sua coscienza, ci spieghi il perché e si faccia carico delle sue scelte senza chiamare in causa il corpo docenti, che non è stato interpellato in merito”.

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