Volontà rispettata. Anche senza testamento biologico

Si possono sospendere le cure, procedere al distacco dei trattamenti – e passare alle cure palliative e alla sedazione profonda ai sensi della legge 219/17 – anche in assenza del testamento biologico, nel caso in cui si accerti che il paziente abbia in precedenza espresso tale volontà all’amministratore di sostegno designato e sempre che non riceva l’opposizione del medico.

Questo quanto stabilito dal Giudice tutelare della IX Sezione civile del Tribunale di Roma nel ricorso fatto da un compagno e amministratore di sostegno di una donna di 62 anni, in stato vegetativo irreversibile dal dicembre 2017.

L’ha comunicato l’Associazione Luca Coscioni che ha specificato che la “paziente, in passato, ogni volta che veniva a conoscenza di casi di persone in stato vegetativo, dichiarava che se fosse accaduto a lei, non avrebbe voluto proseguire i suoi giorni in quello stato”.   Una dichiarazione fatta al suo compagno, all’ex marito, alla figlia, alle sorelle e al fratello. E non soltanto le persone della sua più stretta cerchia affettiva erano a conoscenza di tale volontà, lo sapevano anche gli amici, continua a spiegare l’Associazione Coscioni. Tante testimonianze, dunque, che hanno permesso “di ricostruire la volontà della paziente: una volontà che oggi non può più esprimere”.

“Il giudice tutelare –prosegue l’Associazione – ha confermato la portata della legge 219/17 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento (Dat): la volontà della persona malata, non più capace di esprimersi, è stata conosciuta e ricostruita, perché espressa in precedenza anche in assenza di testamento biologico”.

“Con questa importante pronuncia il Tribunale mette in primo piano la volontà della persona, evitando che, come nel caso Englaro, per anni si sia costretti a combattere nei Tribunali per vederla riconosciuta”.

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