Elezioni Svezia: osservatori Osce ma la deriva passa per il web
SVEZIA – Le elezioni di domenica 9 settembre 2018, in Svezia, non sono state “storiche” solo nel risultato, con la valanga di consensi rastrellati dall’estrema destra e con l’ingovernabilità palese uscita dalle urne. Lo sono state anche perché, per la prima volta nella storia, il Regno di Svezia ha ospitato, dopo averli invitati espressamente, degli osservatori Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) per accertare che le pratiche di svolgimento del voto fossero procedute senza irregolarità.
Il “male” che ha colpito la culla della socialdemocrazia, uno dei paesi più “civili” al mondo preso ad esempio quando si parla di evoluzione democratica, è un “male” comune a molte democrazie contemporanee: la disinformazione online.
A dieci giorni dal voto, infatti, l’Agenzia svedese di ricerca sulla difesa ha pubblicato un allarmante rapporto: su 500mila tweets analizzati nel periodo marzo-agosto 2018, ben 60mila (!!) erano stati divulgati da account automatizzati che postavano messaggi sulle elezioni. Una quota abnorme e massiccia di “fake news” che ammorbava il regolare svolgimento di elezioni così incerte, e un palese uso sistematico del web atto a deviare la forma e la sostanza delle informazioni in possesso dei cittadini e, dunque, dell’opinione pubblica nel suo complesso.
Anche in Svezia, anche nella culla della socialdemocrazia, anche in uno dei paesi più “civili” del mondo, ecco una fotografia evidente di consensi cercati e raccolti con l’inganno dell’automatizzazione, della diffusione sui social di informazioni pericolose in quanto volutamente false, fuorvianti, antidemocratiche. La preoccupazione, e la domanda, sorgono spontanee: che fare?
Probabilmente, due osservatori Osce presenti nel Paese durante le elezioni fanno più scena che sostanza, e non sembrano un argine sufficiente: ci vogliono leggi e controlli. E ci vuole più attenzione da parte nostra, cittadini di un villaggio globale i cui nervi comunicativi, rappresentati dai social network, sono evidentemente diventati delle autostrade per la disinformazione e il plagio. Occorre vigilare, e stare attenti. La Svezia ce lo ricorda.