Demeritocrazia. Un primato italiano
Gli italiani sono in testa ad un classifica altamente penalizzante, sono i detentori di un primato storico: la “demeritocrazia”. Il mondo oggi è alla portata di tutti in ogni momento. Leggiamo, anche se sempre più in fretta, tutto ciò che ci interessa, diamo spazio a quelle storie che ci prendono dentro e il più delle volte sono fatti che ci portano “crampi” allo stomaco e, in particolare, siamo attenti alle informazioni sulla salute.
La parola antibiotico, per esempio, è sinonimo di possibile guarigione, anche se recentemente proprio molte medicine di questo genere, non riescono a debellare alcune infezioni. Ecco quindi che i medici sono impegnati in un lavoro di ricerca che può durare anni. Ma ritornando al “principio” di questo pezzo vogliamo ricordare proprio quanti, anche se non tutti, sono stati gli italiani defraudati dal titolo di primi scopritori di progetti divenuti poi importanti per il genere umano.
Cono d’ ombra per gli inventori Made in Italy
E come non iniziare da Vincenzo Tiberio che scoprì 35 anni prima di Fleming, il potere antibiotico delle muffe. Nato in una famiglia nobile, in provincia di Campobasso, studiò all’università di Napoli e notò che dopo la pulizia che veniva fatta nel pozzo cisterna delle sue terre, gli operai che vi avevano lavorato e che avevano bevuto le acque purificate, accusavano gastroenteriti, mentre guarivano quando tornavano a bere le acque inquinate dalle muffe prodotte dall’umidità esistente nel pozzo.
Quella cisterna esiste ancora, anche se cementata, e chissà se le sue funzioni fungine potrebbero riprodursi ancora oggi? Con quel suo “lampo di genio” scoprì che gli Ifomiceti (gruppo di funghi) liberavano sostanze capaci di inibire lo sviluppo dei batteri ed erano in grado di attivare una risposta chemioterapica nell’organismo. Sperimentò un suo siero iniettandolo nei topi, in precedenza infettati, e in effetti guarirono.
Le sue ricerche non trovarono ascolto e solo nel 1895 pubblicò su “Annali di igiene sperimentale” un saggio sugli estratti di alcune muffe scrivendo: “Ho osservato quale azione hanno sugli “schizomiceti” i prodotti cellulari, solubili in acqua, di alcuni Ifomiceti comuni quali “penicillum glaucum, mucor mucedo ed aspergillus flavescens, che sarebbero di forte ostacolo alla propagazione dei batteri patogeni.” Fleming 35 anni dopo scoprì e brevettò quello che Tiberio Vincenzo aveva già portato alla conoscenza del mondo medico.
Vogliamo dunque sperare che proprio questo mondo riconosca la priorità di questa scoperta ridando a ……. Cesare quello che è di Cesare! Il nostro grande medico terminò tutto il suo lavoro prematuramente, morì a soli 45 anni e lasciò ad imperitura memoria questa frase: “Lunga e difficile è la via della ricerca, ma alla base di tutto c’è l’amore.”
E l’elenco degli italiani che si sono visti scippare le loro scoperte è lungo. Da Antonio Broccu che costruì nel 1830 il revolver, la prima pistola a tamburo, attribuita poi a Colt per non aver registrato subito il brevetto. A Antonio Meucci che solo nel 2002 fu riconosciuto quale inventore del telefono, ad Antonio Pacinotti che progettò a soli 18 anni “La dinamo” attribuita poi a Zenobe Gramme.
E perché, non fu Ravizza Giuseppe a costruire la prima macchina da scrivere chiamandola “cembalo scrivano”? Ed il famosissimo fax, non è stato “partorito” da Giovanni Caselli nel 1856? Che dire del “gravincembalo” o pianoforte costruito dal padovano Bartolomeo Cristofori, ed il termometro inventato da Santorio nel 1612 che funzionava ad aria e fu chiamato termoscopio.
Più vicini a noi negli anni sono stati i “bigini” che dal 1931 aiutano tutti gli studenti il cui autore è Ernesto Bignami. E pure la chiave “brugola” che pur esistendo dal 1900 è diventata attrezzo di lavoro molto utile e conosciuto inventata da Egidio Brugola nel 1945.
Per finire con la scoperta della plastica, Moplen, da parte di Giulio Natta (uno dei pochi italiani) che ha ottenuto un riconoscimento internazionale: il premio Nobel. Via dunque a studi e ricerche, gli italiani sono artisti, navigatori, eroi, inventori e tanto altro.
Le eccellenze ci sono, dare la possibilità di mettere in pratica i progetti più originali ed innovativi oltre che validi, deve essere una priorità della classe politica ed universitaria. Forse così facendo, la classifica della quale abbiamo parlato all’inizio sarà capovolta ed è l’augurio che al Nobel possano concorrere nel più breve tempo possibile tanti ricercatori italici e che, domani, gli stessi possano essere riconosciuti non per una demeritocrazia ma per il suo contrario.