La giovinezza studia la vecchiaia

La giovinezza di Paolo SorrentinoChe la società occidentale sia “ageing” è un dato di fatto e proprio per questo è necessario che l’invecchiamento sia attivo e che le persone siano dotate di quegli strumenti socio-culturali in grado di gestire in modo efficace e sostenibile la terza e quarta età. Non uno scontro generazionale, ma un incontro generazionale in cui l’uomo si ri-conosce e dialoga senza pregiudizi anagrafici. Un grande imprenditore americano, Moses Znaimer, individuò, anni fa,  nelle persone della terza età, un ricco potenziale socio-economico. Ma aldilà del dato sociologico, come si vive e gestisce l’avanzare degli anni?

Le dolci ali della giovinezza si soffermano poco sul fatto che gli anziani non rappresentano una categoria a sé, ma si tratta semplicemente di un diverso stato dell’esistenza a cui, se godiamo di una buona durata di vita, tutti giungiamo, e conoscerne lo stato in ogni sua piega, renderebbe gli esseri umani più completi e solidali. Ecco dunque che Rita Effros, immunologa,  Paul Hsu, epidemiologo e Lene Levy-Stormss, docente di welfare sociale, hanno creato il corso universitario Frontiers in Human Aging presso l’UCLA- Università di Los Angeles. Un corso inaugurato nel 2001 ma che attualmente sta prendendo sempre più spazio tra i giovani e a livello socio-culturale.

Come mai viviamo più a lungo? In che modo viviamo più a lungo? Solo alcuni dei quesiti che i creatori del corso si sono posti. La frontiera dell’invecchiamento sarà sempre più  complessa da esplorare e capire. Una prospettiva fisiologica, biologica, e socio-culturale, la cui combinazione conduce a processi di invecchiamento consapevoli e sani.

Attualmente, uno studente universitario gode di un’aspettativa di vita molto più lunga delle generazioni passate. Il processo di invecchiamento è influenzato sia biologicamente (processo prenatale) sia socialmente, dallo stile di vita e ldalle opportunità socio-economiche, importanti quanto i geni.

Mentre i progressi nel settore della tecnologia medica e della salute  hanno incrementato in modo significativo le aspettative di vita, la nostra percezione anagrafica è ancora profondamente radicata nella cultura, religione, letteratura musica e cinema. Questi elementi formano la nostra visione del percorso della vita umana. Perciò, l’invecchiamento è un fenomeno biologico e sociale che va visto attraverso una lente interdisciplinare.

Il corso è aperto a tutti gli studenti del primo anno universitario, interessati alle questioni fondamentali legate al prolungamento della vita e alla pienezza di essa,  ma è particolarmente consigliato a chi intraprenderà la carriera medica e socio-sanitaria.

Uno studio dunque trasversale che pone la lente di ingradimento sul processo di invecchiamento così da offrire ai giovani una visione più completa e autentica della fase di invecchiamento dell’uomo.

Grazie alle ore di tirocinio, i giovani hanno la possibilità di trascorrere molto tempo con persone anziane, ricoverate in cliniche e organizzazioni socio-sanitarie della comunità di Los Angeles.

Svolgono attività intergenerazionali, come l’insegnamento delle nuove tecnologie, partecipano a dibattiti sulle politiche attuali e le questioni etiche relative alle società intergenerazionale. Il corso è promosso dal Dipartimento di Gerontology Interdisciplinary Minor (GIM).

I seminari del corso riguardano aspetti sia  prettamente biologici e medici che etico-sociali. Per esempio, il ruolo del sistema immunitario nella salute e longevità; la promozione della salute; la creazione di ponti tra le generazioni, creazione di reti di supporto sociale; la lotta per i diritti delle persone anziane; l’epidemiologia e fattori di rischio, legati all’età. Oltre a materie socio-culturali e prettamente scientifiche.

I giovani apprendono il significato di diventare adulti da un punto di vista fisico, emozionale e cognitivo. Degno di nota, il commento che leggiamo su Usa Today, di una studentessa del corso:

Prima di frequentare il corso notavo appena gli anziani quando mi passavano accanto. Ora mi chiedo, “Vivranno da soli? Potrebbero sviluppare la demenza senile? Interagiscono con altre persone a parte i loro parenti? È strano, ma prima non avevo nessuna conoscenza dell’invecchiamento. Non interagivo con nessun anziano, esclusa mia nonna. Ora sto imparando molto“.

Un altro obiettivo dei docenti è quello di incoraggiare i giovani a intraprendere percorsi professionali che implichino il lavoro con le persone grandi. Con una generazione di over 65 anni che negli Stati Uniti è rappresentata da 10.000 persone, c’è un gran bisogno di professionisti specializzati negli anziani, non solo in campo medico, ma psicologico, tecnologico, giuridico, socio- sanitario.

Rita Effros afferma: “Cerchiamo di rendere chiaro il concetto che l’invecchiamento sarà un grande business, qualsiasi l’interesse professionale dei giovani“.

Il corso è di 120 persone all’incirca. Effros evidenzia come il processo di invecchiamento inizi già nella fase del concepimento e di come molte abitudini e scelte del presente possano avere serie conseguenze nel futuro.

Il contatto con gli anziani migliora la stessa qualità di vita dei giovani. Una studentessa del corso ha iniziato a mangiare di meno, a fare più esercizi e a dare meno importanza a cose come fare un esame. “Avrò maggiori problemi se permetto allo stress di prendere il sopravvento… Non ho mai pensato a mia nonna come a una giovane donna, questo corso mi ha permesso di apprezzarla di più“.

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