Lo zapping della memoria
Fare zapping con il telecomando è un esercizio che ci vede impegnati spesso, specie quando lo schermo invia immagini poco interessanti, già viste e che troviamo noiose. Così un paio di sera fa saltellando da un canale all’altro mi sono soffermata su un programma che ricordava il referendum sul divorzio. Furono intervistate molte donne ed i pareri furono discordi anche se le motivazioni erano diverse le une dalle altre.
In bianco e nero tra i tanti visi che apparvero, uno mi colpì in modo particolare: mi ricordava qualcuno. Era bello e sorridente, gli occhi vivaci e nel contempo profondi. Era non solo una giovane donna ma anche una mamma che mostrava orgogliosa il suo bambino. Via via che le parole si univano alle immagini tutto mi divenne più chiaro. Avevo incontrato quella persona, e ne ero rimasta affascinata, nel giugno del 2019 presso la chiesa di S. Giovanni Battista dei Genovesi nel quartiere Trastevere di Roma.
La confraternita, dopo la celebrazione della S. Messa aveva omaggiato gli ospiti offrendo loro un concerto nel chiostro e la pianista – che faceva volare in cielo le note delle opere più belle di Chopin, Mozart, Brahms, Schumann, Strauss, e Rossini – era lei, Marcella Crudeli, quella figura che lo schermo della tv rimandava in tutte le case, 50 anni prima.
Ebbi la fortuna di avvicinarla, complimentarmi con lei e dirle quanto non solo amavo il pianoforte ma come nella mia fanciullezza avessi sognato di diventare come lei. Infatti è stata una grande concertista, nata in tempo di guerra, soffrì 3 anni di reclusione in un campo di concentramento, ma appena tornata in Italia prese a studiare pianoforte. La sua è stata una vita dedicata completamente alla musica, studiò al Mozarteum di Salisburgo e a Vienna e si diplomò a Milano ma percorse in lungo e in largo tutto il mondo tenendo concerti in 80 paesi dei 5 continenti.
Già docente alla scuola Alfred Cortot di Parigi, presidente al Sakuyo Collegio di Tsuyama ed in tantissimi teatri italiani quale direttrice come al Conservatorio di Pescara, oggi – alla bella età di 80 anni – dirige il concorso pianistico Roma, dedicato ai giovani e che – salvo nuove restrizioni per la pandemia – si terrà dal 7 al 18 maggio 2021 presso il teatro Palladium.
Ritorno però con il ricordo a quella sera di inizio estate, quando nel bel chiostro del ‘400, attribuito a Baccio Potelli, già architetto della Cappella Sistina, non solo la musica ed il coro successivo al concerto di Marcella Crudeli, avevano lasciato in me tante emozioni, ma il sapere che la chiesa fosse stata edificata per volere del mecenate genovese Meliaduce Cicala a cui, aggregò un ospedale ove potevano curarsi i marinai genovesi che approdavano all’allora porto di Ripa Grande, mi ha molto interessato.
Papa Innocenzo VIII decise che il rettore della chiesa dovesse essere un sacerdote ligure e di seguito Papa Giulio III istituì la confraternita che aiutava i bisognosi e curava i malati. Già, quel chiostro con il suo bel portico e la loggia con pilastri ottogonali in travertino, con alberi da frutto: i melangoli, limoni, mandarini, le siepi di mirto e quelle di rose che fanno da corona al pozzo in pietra del XV secolo, mi stanno per fare un’altra domanda: ” Dove avevi in precedenza visto tutto ciò?”
Giusto fermarmi a pensare e poi darmi una secca risposta:” Lo hai visto in tv, nella fiction che Dio ci aiuti !!!” e così dopo aver visto volare sulla tastiera del pianoforte quelle dita meravigliose della Crudeli, ecco che quello zapping da un canale all’altro mi è servito a conoscere un luogo incantato: il Chiostro dei Melangoli, e scoprire ancora una volta ciò che nasconde la nostra bella capitale. Un’altra emozione è arrivata a me senza chiedermi permesso e non ha fatto altro che scoppiarmi nel cuore.
Ecco un poesia che parla di quei luoghi
Era d’usanza e com’e ancora a Roma
donà ospitalità ch’è sacra e bòna
e a Trastevere ce sta ‘na chiesa apposta
indove er pellegrino po’ fa’ sosta.
Ner tempo antico quanno un genovese
seguiva la passione lungo er mare
sapeva che arrivato a Ripa Granne
trovava un letto magara de du’ spanne.
L’ospizio San Giovanni l’aspettava
e stanco navigante lì approdava
e sia d’inverno che de primavera
pé lui era pronto er pasto e la preghiera.
Quanno ar momento giusto ripartiva
ner core tanta pace se sentiva
poi a cor contento a casa riccontava
l’accojenza cordiale che trovava.
Immagini: 1) San Giovanni Battista dei Genovesi nel quartiere Trastevere di Roma; 2) la pianista Marcella Crudeli