Fuori dal tunnel del divertimento
Furoreggia al teatro Gesher di Tel Aviv, la commedia brillante antimilitarista “Nel Tunnel”, che prende le mosse dall’incontro di 2 soldati israeliani con un miliziano di Hamas. L’incontro avviene appunto, nel famigerato tunnel scavato da Hamas sotto a Gaza per fini militari. I 3 protagonisti ne rimangono bloccati. Fuori, infatti, infuria la guerra e un bombardamento israeliano ha fatto crollare l’accesso al Tunnel di Gaza. Non si può né uscire, né entrare.
Ai 3 sfortunati protagonisti non rimane altro da fare se non uscire vivi da quella brutta esperienza. Sarà un’impresa comune che cancellerà ogni divisione ideologica, politica e militare.
A suon di battute ironiche fra i 3, uniti dalla necessità di sopravvivere, inevitabilmente, si fanno spazio riflessioni e considerazioni socio- politiche che li accomuna. Ad esempio sui dirigenti politici delle due parti: entrambe sempre in prima linea davanti alle telecamere a pronunciare frasi fatte; i mass media ridicolizzati per la banalizzazione che compiono sui drammi umani riducendoli a sterili temi negli show esibizionistici.
La loro vita è in gioco. Ma fuori dal tunnel sopra le loro teste, non solo in senso metaforico, esponenti dell’Onu, politici e giornalisti, sembrano occupati soprattutto a vivere al meglio il loro momento di gloria.
“Ma non cercavi il martirio” chiedono gli israeliani al giovane di Hamas, preoccupato per la sua sopravvivenza, il quale risponde pronto: “Sì, ma non c’è premura”. Ed estrae dallo zainetto il cibo preparato dalla mamma a Gaza: succulenti manicaretti ben superiori come qualità alle razioni militari a disposizione dei 2 israeliani, che stabiliscono che almeno sotto il profilo culinario, la superiorità palestinese è conclamata.
Apprendiamo dal sito Italia – Israele Today, che per rendere più realistico lo spettacolo gli attori si sono addestrati in un poligono dei centri paramilitari. Dalla scena provengono i rumori delle armi, in sala si sente l’odore della polvere da sparo.
Gli spettatori sono parte attiva dello spettacolo. Prima della rappresentazione sono invitati a deporre in un’urna la propria risposta alla seguente domanda: c’è luce in fondo al tunnel? C’è la speranza che il conflitto israelo-palestinese finisca?”.
L’autore Roi Chen, infatti, ha scritto due finali opposti e ogni sera è scelto l’uno o l’altro, secondo la maggioranza delle risposte ricevute dagli spettatori. “I protagonisti prima si sparano, poi imparano a conoscersi. Scoprono che sotto le divise ci sono esseri umani” spiega Chen “Il tunnel è dunque una metafora: rappresenta il luogo dove noi tutti ci troviamo”. Concetto ripreso e messo in rilievo dalla critica del giornale Yedioth Ahronoth che ha scritto “è uno spettacolo splendido, ma ancora di più è uno spettacolo importante perché ci pone di fronte uno specchio satirico coraggioso che riflette le magre condizioni in cui versiamo”.
La regia è curata da Irad Rubinstein.
Il pubblico è entusiasta e il teatro è già esaurito per tutto il periodo della rappresentazione che proseguirà fino a marzo.
Fotografie by Ansa