Endometriosi. Sensibilizzazione e informazione
Una maggiore consapevolezza, una diagnosi precoce corretta e un trattamento tempestivo adeguato sono basilari per evitare la progressione – e, quindi, il peggioramento – dell’ endometriosi e per migliorare la qualità della vita delle pazienti.
Secondo la SIRU (Società Italiana della Riproduzione Umana), nonostante l’importante impatto che questa condizione ha sulla vita delle donne e sui costi sociali ad essa associati, la ricerca sull’endometriosi riceve finanziamenti insufficienti. Secondo recenti indagini, la Comunità Europea ha destinato solo 15,6 milioni di euro per progetti relativi all’endometriosi negli ultimi anni, una cifra esigua considerando che le perdite annuali dovute alle assenze lavorative correlate a questa malattia ammontano a circa 30 miliardi di euro.
Inoltre, l’endometriosi è spesso sotto diagnosticata. Una delle ragioni principali è la rassegnazione con cui molte giovani donne, supportate da una società che tende a minimizzare tali sintomi, vivono il dolore associato alla patologia. Questo atteggiamento porta a un significativo ritardo nella richiesta di consulenza medica.
“Quando le mestruazioni dolorose diventano un disturbo significativo che interferisce con le normali attività quotidiane e si manifestano forti dolori durante i rapporti sessuali – afferma Antonino Guglielmino, fondatore della SIRU – è fondamentale che il medico sospetti l’endometriosi”.
È essenziale, inoltre, che le donne affette da endometriosi non considerino la regolarità di mestruazioni mensili dolorose per decenni come uno stato fisiologico normale. Riconoscere che il dolore mestruale non debba essere accettato come una parte inevitabile della vita può costituire un passo cruciale verso una diagnosi precoce e un trattamento adeguato.
Negli ultimi anni si sono compiuti progressi significativi nelle tecniche diagnostiche, con l’uso di ecografie avanzate e risonanza magnetica che consentono di rilevare le lesioni con un elevato grado di accuratezza. Questa precisione diagnostica è cruciale, poiché un test falsamente positivo potrebbe portare a interventi chirurgici non necessari, mentre un test falsamente negativo potrebbe far sottovalutare alle pazienti una condizione che richiede attenzione immediata.
“Attualmente, le opzioni terapeutiche non comprendono una cura definitiva per l’endometriosi – dichiara il Edgardo Somigliana, professore e direttore Pronto Soccorso Ostetrico – Ginecologico e PMA del Policlinico di Milano – ma esistono diverse strategie per gestire e controllare i sintomi. Farmaci ormonali, come contraccettivi orali e progestinici, sono frequentemente utilizzati per mantenere la malattia sotto controllo. L’intervento chirurgico è un’opzione riservata ai casi in cui il dolore persiste, con l’obiettivo di rimuovere le lesioni e migliorare la qualità della vita”.
Il 28 marzo sarà la giornata mondiale dell’endometriosi: un momento di informazione e di sensibilizzazione che avrà come simbolo un fiocchetto giallo.