Quando Souleymane Cissé ci fece conoscere l’Africa

Souleymane Cissé è stato tra i padri del cinema africano, premiato nel 1987 al Festival di Cannes per il lungometraggio Yeelen (La Luce) e nuovamente nel 2023 con la Carrosse d’or, il riconoscimento della sezione Quinzaine.

Yeelen, oltre ad essere considerato il capolavoro di Cissé e il “più grande film africano mai realizzato”,  è stato il primo film africano a vincere a Cannes.

Il regista maliano Souleymane Cissé, venuto a mancare il 19 febbraio 2025 all’età di 84 anni, era considerato il “più grande regista africano vivente”.

Il debutto. Cinema sociale e civile, interessa di una lunga carriera

Nato a Bamako da una famiglia musulmana, Cissé si innamorò del cinema fin dall’infanzia.

A Mosca, presso il Gerasimov Institute of Cinematography, seguì corsi di televisione e cinema e rientrato in Mali, nel 1979, dopo aver fatto la gavetta come cameramen, nel ‘72 realizza il suo primo mediometraggio  Cinq jours d’une vie dove, raccontando la storia di un giovane uomo che scappa dalla scuola Coranica, esprime fin da subito l’interesse costante della sua lunga carriera: il cinema sociale e civile che racconta e analizza la condizione del popolo africano in tutte le sue difficoltà e, spesso, violente contraddizioni.

Sulla la condizione femminile. Censura e carcere

Nel 1974 ecco Den muso, (La fanciulla), primo lungometraggio in lingua bambara, che vede una giovane donna muta che rimasta incinta dallo stupro di un lavorante del padre è allontanata dalla famiglia, mentre il padre del bambino che si rifiuta di riconoscerlo, l’abbandona.

Per questo film Cissè visse l’esperienza del carcere, accusato dal Ministero della Cultura maliano – che censurò il film – di averlo prodotto con finanziamenti francesi.

Sul lavoro. E arriva il primo premio

La brutta esperienza di Den muso, non ferma l’indomito Cissè, che nel 1978 realizza Baara (Lavoro) dove un giovane ingegnere è il responsabile di un’industria che riesce a risollevarne le sorti coinvolgendo e, così, responsabilizzando, gli operi che diventano, a loro volta, artefici della ripresa. Ma i suoi metodi non piacciono al proprietario dell’industria che ne ordina l’ assassinio. Un gesto tragico ma che determina la presa di coscienza degli operai, che reagiscono con uno sciopero, manifestazione plastica del loro dolore.

Con Baara, Cinné vinse il suo primo premio Fespaco (Festival panafricano del cinema e della televisione di Ouagadougou), edizione ’79.

Sulla politica

Nel 1982 con Finyé (Il vento) Cissè affronta il dissenso nei confronti del potere politico maliano attraverso la storia di due studenti che per le loro proteste finiscono in prigione, dove scoprono la sofferenza fisica e l’umiliazione che non riescono però a fiaccarli; al contrario ne traggono forza per continuare a resistere. Finyé procurò al regista il secondo Premio Fespaco.

Sulla Storia. Il capolavoro

Tra il 1984 e l’87 Cissè si dedica alla realizzazione di Yeelen, dove porta sullo schermo la ricostruzione dell’Africa pre-coloniale che vede lo scontro tra due generazioni dei Bambara del Mali, i maestri del komo, l’arte della magia la cui conoscenza è tramandata gelosamente tra padre in figlio, per conservare i privilegi della casta.

Ma alla volta dell’eredità del giovane Nianankoro, questi si ribella alla segretezza: vorrebbe che tutti apprendessero i segreti dell’arte. Ne nasce un forte scontro con il padre.

Probabilmente per la prima volta un film storico sull’Africa primordiale e la sua peculiare storia veniva realizzato in Africa e raccontato da un africano, con evidente spirito critico ma scevro da ogni contaminazione o condizionamento della cultura bianca.

In ciò risiede l’imperitura importanza del film, impreziosito da scelte estetiche e stilistiche altrettanto estranee ai canoni del consueto formalismo cinematografico, da diventare caposcuola per tutti i cineasti africani.

Sul futuro

Nell’ultimo film, Waati (Il tempo) del 1995, Cissè fissa, nuovamente, la macchina da presa su una donna, una giovane sudafricana di nome Nandi che viaggia per il continente alla ricerca della propria libertà e di uno scopo esistenziale.

Un viaggio metaforico quello di Nandi che attraversa il passato, il presente e il futuro dell’Africa: il passato con le sofferenze dell’apartheid, delle miserie e della magia, il caotico presente verso un futuro “ineluttabilmente migliore”.

Cissé è stato presidente del UCECAO, l’Associazione dei Registi e dei Produttori di Cinema e Arti Audiovisive dell’Africa Occidentale.

L’intero mondo cinematografico piange la sua scomparsa.

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