Come una donna. La cloche di ieri e di oggi

ClocheSi dice che a volte ritornano. I ricordi, prima di tutto. Le esperienze, che a distanza di anni riprovi a fare, con risultati però differenti. Ma quando, sfogliando un vecchio album di famiglia, rivedi le foto che percorrono quasi un secolo, la prima cosa che ti colpisce e salta agli occhi, a parte il trascorrere degli anni sui visi dei tuoi cari, sono i cappelli che indossavano le donne durante le cerimonie, i matrimoni, i battesimi, e gli incontri con persone importanti del luogo.

Se poi ritrovi in un angolo remoto della tua cantina un paio di quelle vecchie cappelliere rotonde di duro cartone dalle quali saltano fuori veli colorati, fiori di bella fattura o tamburelli in panno, ebbene la tua fantasia ti porta a confrontare quella moda con l’odierna ed in fondo provi un senso di dispiaciuto rammarico, quello di non essere vissuta negli anni di inizio secolo e/o fino agli anni ’50.

Il cappello, allora, era un segno di distinzione dello status sociale, era sinonimo del ruolo delle persone che lo indossavano, seguiva linee precise che dovevano incorniciare il volto ed in fondo era un elemento indispensabile che esprimeva la personalità femminile. Era un accessorio che in base alla foggia ed ai materiali con i quali veniva fatto riusciva quasi sempre ad ammaliare sia che fosse stravagante o semplicemente delizioso. Quando poi all’originalità si aggiungeva la bellezza delle forme a dei colori si aveva un risultato omologabile alla vera eleganza.

Così ho ritrovato in quelle scatole tondeggianti una cloche beige in organza accompagnata da un fiore di tinta più accentuata, adatta sicuramente ad una cerimonia, ed in effetti era stato indossato per un matrimonio.

C’era poi un copricapo di paglia decorato con un nastro in gros-grain di color blu, che una giovinetta aveva usato quando, raggiunta la maturità negli studi aveva organizzato una festa.

C’era poi un piccolo caschetto bianco in vellutino intrecciato con codine che uscivano dal centro, adatto anche ad una prima comunione.

Actress Frances Farmer wearing red jersey hat with jeweled clip, designed by Agn�s, dress, fur stole, and large metal cuff, holding small mirror inset with repeat image of photograph *** Local Caption *** Frances Farmer;

Attrice Frances Farmer

Bellissimo poi il cappello a tamburello con motivi floreali autunnali fatti di seta e le cui foglie avevano tendenze variabili al color marrone. Anche la toque in panno blu con a lato un mazzetto di fiori sempre in stoffa, aveva la sua….età. ma l’ ho trovata deliziosa e l’ho rivista in una foto dei primi anni ’40.

L’emozione più forte però è stata il rivedere il mio primo vero cappello, indossato al matrimonio dell’ amica più cara, che oggi non c’è più. Una cloche in panno a large tese con una piccola fibbia dorata nella parte destra, e ricordo che il fotografo mi invitò a volgere lo sguardo da un lato perché, pur essendo bellissimo, disse, il cappello mi nascondeva il sorriso.

Per anni le riviste ci hanno mostrato come le donne più importanti del mondo non potevano fare a meno di questo pezzo di abbigliamento, poi venne usato principalmente nelle celebrazioni dei matrimoni reali, e lì le donne facevano a gara per indossare i capi più originali. La sola regina d’Inghilterra non abbandonò mai i suoi cappellini, decisamente tradizionali ma molto simili tra loro.

In Italia lo stilista Federico Schuberth in via Frattina a Roma, aprì il primo negozio nel 1936, e pur nella povertà dei materiali usati, i suoi cappelli ebbero subito un grande successo.

Jacqueline KennedyFu poi lo stilista Halston a far conoscere in tutto il mondo i celebri tamburelli che indossò Jacqueline Kennedy. Ma perché abbiamo accennato ad un ritorno di questa moda?

Perché sono trascorsi gli anni nei quali questo oggetto non veniva più indossato, spesso perché le signore sfoggiavano capigliature molto elaborate, mentre oggi si nota invece un ritorno all’uso del cappello.

Forse anche perché la donna ha bisogno di sentirsi osservata in modo diverso, e non vuole solo mostrare le sue capacità intellettive e manageriali, poiché in lei c’è quella profonda e mai celata femminilità che può conquistare l’uomo e che in fondo in fondo non riesce e non vuole mai nascondere. È come volersi un po’ più di bene e provare anche a vivere meglio con il proprio io.

Richiudo quelle cappelliere, cerco di proteggerle dalla polvere, e dico addio a quegli anni. Quando sfoglierò un’altra volta l’album di famiglia, e credo che lo farò più spesso di prima, e rivedrò non solo i volti dei miei cari così orgogliosi di aver indossato un capo che li distingueva spesso dagli altri, sentirò anch’io di aver fatto parte di un mondo certamente più rassicurante in cui quell’accessorio aveva il potere di evidenziare la bellezza che sprigionava emozioni ricche di fantasia e di libertà .

Cloche modernaSfoglio le riviste di moda e vedo che le “cloche” in ogni colore e tessuto popolano l’universo femminile e sorrido con nostalgico piacere.

L’immaginario femminile nei sui corsi e ricorsi storici ri-vive e si attualizza in una logica trasversale e democratica.

 

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