No ai farmaci da banco per i cardiopatici e per le persone con la pressione alta
Secondo l’American Heart Association (AHA) l’assunzione dei farmaci da banco contro il raffreddore e/o l’influenza sono sconsigliati per le persone con pressione alta e a rischio cardiovascolare perché gli antinfiammatori triplicherebbero l’eventualità di un infarto.
L’associazione, in un articolo pubblicato sul proprio sito specifica che, oltre agli antinfiammatori non steroidi (come l’acido acetilsalicilico o l’ibuprofene), vanno presi con cautela anche i decongestionanti orali e nasali a base di pseudo efedrina perché fanno restringere i vasi sanguigni. E se si ha la pressione alta o un problema al cuore “costringere i vasi sanguigni può peggiorare la condizione”.
In caso di necessità esistono principi attivi sostitutivi che non recano danni. Le linee guida, pubblicate nel 2017 dall‘American Heart Association e dall‘American College of Cardiology, suggeriscono di sostituire gli antinfiammatori con il paracetamolo e i decongestionanti con la soluzione salina o con gli antistaminici.
L’AHA, dunque, conferma quanto precedentemente avanzato da vari studi, fra cui quello condotto dai ricercatori della Tel Aviv University e pubblicato nel 2012 dall’American Juornal of Medicine.
Lo studio aveva indagato sugli effetti collaterali di alcuni farmaci individuando, fra l’altro, il collegamento tra gli antinfiammatori, analgesici e antidolorifici e la pressione alta e aveva messo in guardia contro la probabilità dell’ipertensione, che può essere fattore di rischio per ictus, attacco cardiaco e aneurismi, raccomandando a tutti, non solo alle persone con patologie conclamate, di non assumere mai un farmaco senza prescrizione medica e, dunque, di usare cautela nei confronti i farmaci da banco che si considerano “relativamente innocui. Ma non sempre è così”.