Il Trono Gay a “Uomini e donne”
L’icona gay del momento (e chissà quante altre cose simboliche ancora), Maria De Filippi, colpisce nel segno e stupisce. Lo aveva anticipato proprio nei giorni in cui infervorava il dibattito parlamentare sul disegno di legge Cirinnà, non smentisce e anzi conferma in questi giorni (con tanto di totonomi): il Trono Gay a “Uomini e donne” ci sarà.
Così come una nuova opinionista in studio per l’occasione, scranno per il quale in pole position parrebbe Vladimir Luxuria (che, a proposito di scranni, sarebbe pure una ex-parlamentare, oramai sdoganata a molteplici ruoli nazional-popolari), che in effetti ha ben figurato in ruolo analogo durante un’edizione del Grande Fratello.
Così: mentre la politica italiana dibatte e si dimena su un tema sul quale, sondaggi alla mano, il popolo parrebbe convergere su posizioni piuttosto progressiste, la televisione (soprattutto quella che non in pochi etichetteremmo come trash senza grossi patemi) dribbla e gioca d’anticipo mettendo in piazza il corteggiamento gay, riconducendolo nell’alveo di una palese normalità con un sol tratto di matita d’un autore televisivo di successo e tendenza.
Non pare, in effetti, che questo avvenga secondo i cliché di un qualche impegno civile: è sempre il classico gioco della rincorsa agli affetti e agli effetti della pancia di un pubblico sempre più borbottante, ed anche, sempre meno incline a concedere i propri favori generalisti se non stuzzicato a dovere.
Un dribbling, quello offerto dalla trasmissione, quindi, senza le altisonanti necessità iridescenti di una scalata sociale altrimenti impossibile: parrebbe, banalmente, caccia di audience.
Ciò non vuol dire, però, che a tutto questo si debba rimanere indifferenti, anzi: il plauso sui social è stato corale, oltre che particolarmente omo-indirizzato. Perché Maria, lo dicevamo all’inizio, è e rimarrà una delle icone gay più apprezzate e di tendenza nella particolarmente fervente comunità omo italiana.
Il che desta particolare curiosità: la signora Costanzo, che è sempre più Signora della televisione italiana, non ha quasi nessuna delle caratteristiche che di solito fanno diventare guru di quel settore della società così interessante, di solito colto, avanguardista, disinibito, anche scaltro: non è particolarmente trasgressiva né nel parlare, né nell’atteggiarsi, né nel vestire; non canta e non balla; non conduce una vita particolarmente eccessiva, anzi, tutt’altro.
Maria è però seguitissima semplicemente perché l’idea del Trono Gay è solo l’ultima di una lunga serie di sdoganamenti di cui la De Filippi si è fatta portabandiera, dai prof gay ad “Amici”, alla cantante mascolina e rude che diventa una star, fino al ballerino timido ed effeminato che si ritrova a firmare autografi. Insomma: è il cane della notorietà che si morde la coda della popolarità. È il favore del pubblico che arriva a chi lo fa sognare. È il successo, baby.
Un successo che la televisione trash di solito coglie sdoganando pezzi di società senza ambizioni né pretese rivoluzionarie intrinseche, senza il substrato valoriale di una mossa altezzosamente critica, ma banalmente accendendo il riflettore. Basta, quindi, fare click sull’on della luce nell’istituzione che elargisce compendi di banalità, e il gioco è fatto.
Facendo applaudire popoli, ambizioni, appartenenze e polemiche in egual misura, dando ad ogni pubblico il proprio ludibrio e ad ogni “pancia” la propria pastura. Facendo anche, un po’, sognare “normalità” a chi dovrebbe poterla pretendere in ben altri consessi, ambiti e istituzioni, il trash si prende la briga e di certo il gusto di dare a tutti il sapore giusto, dando valore, in quanto contenitore, al proprio contenuto, senza doversi prendere neppure la briga di spiegarlo. Come applaudiva Domenico Naso su www.ilfattoquotidiano.net: ‘“Se Maria dice che è ‘normale’, allora è ‘normale’ davvero”, penseranno molte signore di mezza età guardando un ragazzo corteggiare un altro ragazzo, una ragazza corteggiare un’altra ragazza. Non è un’esagerazione, signori, perché il paese reale è questo e funziona così. E continuare a negarlo a noi stessi non cambierà di certo le cose. Il trono gay di un programma ultrapop tendente al trash, dunque, rischia di diventare il grimaldello per forzare e finalmente aprire la cassaforte del bigottismo italico’.
Ecco: per sconfiggere il “bigottismo italico” accettiamo pure che sia necessario il grimaldello magico dell’ultrapop “tendente al trash”. Un nuovo MinCulPop contro la restaurazione del MinCulPop: siamo sicuri di saper gestire questo cortocircuito?