I crediti di carbonio. Una strategia che non compensa i danni all’ambiente

I crediti di carbonio (in sigla CdC e spesso indicati con il termine inglese carbon credits) sono stati ideati e vengono usati dalle grandi aziende e industrie come strategia per la propria de carbonizzazione.

Funzionano così: i grandi soggetti produttivi inquinanti invece di tagliare le proprie emissioni le compensano pagando o investendo in progetti di tutela ambientale nazionale o internazionale nei paesi in via di sviluppo.

Molti programmi di compensazione sono rivolti alla riforestazione e/o il mantenimento di foreste destinate al taglio. Le aziende pagano i crediti di carbonio, vale a dire investono in proporzione nelle aree boschive che sapranno in proporzione assorbire il carbonio emesso dalle proprie ciminiere.

Ma è realmente una strategia a favore del clima globale?  Perché non trattandosi di un’azione direttamente propulsiva alla salute climatica (ideale sarebbe eliminare le emissioni alla fonte) dovrebbe, almeno, pareggiare i danni commessi.

Ebbene secondo una ricerca dell’Università della California riportata da inverse.com, la strategia almeno quella riferita alle compensazioni forestali in California “non fa molto per il clima” come i ricercatori “sospettano da anni”.

Una “cupa” conclusione a cui sono pervenuti dopo aver analizzato attraverso il monitoraggio satellitare i livelli di carbonio e l’attività di disboscamento nelle foreste locali.

Le compensazioni di carbonio delle foreste, infatti, funzionano così: gli alberi catturano l’anidride carbonica dall’aria e la usano per costruire massa, bloccando efficacemente il carbonio nel loro legno per la vita dell’albero.

In California, Stato ricco quanto esposto ai danni del surriscaldamento climatico, generalmente le aziende comprano CdC da aziende forestali, che s’impegnano a non tagliare alberi in certe aree di bosco.

I controlli in queste aree boschive vengono fatti, generalmente a campione. Gli scienziati, invece, avvalendosi delle immagini satellitari, hanno analizzato la massa legnosa nei 37 siti che rientrano nel progetto di compensazione, verificando che la loro quantità di carbonio non è aumentata più di quanto abbia fatto nelle aree e aziende del legname senza i CdC, nell’ultimo decennio.

Fra le varie ragioni per le quali la strategia di compensazione è risultata inefficiente c’è la “protezione di foreste senza valore che nessuno avrebbe mai tagliato, oppure la tendenza delle compagnie forestali di compensare i minori tagli nelle aree CdC con maggiori in quelle libere.

La strategia, concludono gli scienziati, va rivista: non genera reali benefici per il clima; benefici comunque “sovrastimati” fin dall’inizio e, quel che è peggio, quei pochi ottenuti “potrebbero non durare quanto previsto”.

 

 

Immagine by abbanews.eu

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