Einstein Telescope. Scrutare l’universo dalle viscere della Sardegna
Nella miniera metallifera dismessa di Sos Enattos (Lula, provincia di Nuoro), il 20 gennaio è iniziata l’installazione della prima rete di sensori sismici. Al termine dell’operazione saranno 15 le stazioni sismometriche i cui dati raccolti serviranno a individuare le principali sorgenti di rumore sismico, sia naturale sia artificiale, e seguirne l’evoluzione nel tempo.
Una misurazione scientifica necessaria per la caratterizzazione ambientale del sito della miniera di Sos Enattos, candidato a ospitare l’Einstein Telescope (ET), l’osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione per la ricerca delle onde gravitazionali. E i dati raccolti saranno “decisivi” per la scelta del sito (in concorrenza con l’altro possibile, nella regione del Limburgo nei Paesi Bassi) e portare così la Sardegna “ai vertici della ricerca scientifica nel campo della fisica” sostiene l’Università di Cagliari coinvolta nell’impresa.
Una nuova astronomia: la gravitazionale di precisione
ET, che deve il suo nome ad Albert Einstein, ma le cui iniziali rimandano all’indimenticabile film di fantascienza di Steven Spielberg, consiste in “un interferometro sotterraneo che sarà collocato ad una profondità tra i 100 e i 300 metri, per isolarlo dalle onde sismiche. Avrà un perimetro di circa 30 km composto da bracci lunghi 10 km al cui interno saranno attraversati specchi di altissima qualità superficiale attraversati da un laser. Se un’onda gravitazionale attraversa l’interferometro, la lunghezza dei bracci oscilla e questa infinitesima variazione viene rivelata dall’esperimento. Grazie alla sua estrema sensibilità alle basse frequenze, Et ci permetterà di osservare con regolarità le onde gravitazionali inaugurando così l’era di un nuovo tipo di astronomia, l’astronomia gravitazionale di precisione” apprendiamo da infin.it, il sito dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Il luogo ideale
Le onde gravitazionali sono “increspature dello spazio – tempo che si propagano alla velocità della luce – scrive infin.it – generate da ‘cataclismi cosmici’, come l’esplosione di supernovae o lo scontro tra buchi neri o stelle di neutroni”; hanno “un’ampiezza infinitesima e rivelarle è davvero difficile”. Occorrono infrastrutture tecnologiche costruite in “luoghi isolati e silenziosi al riparo da rumori di natura geofisica (bassa sismicità) e antropica – spiega l’Università di Cagliari – e per le sue caratteristiche il sito di Lula è un candidato ideale. Ma la concorrenza dell’antagonista dei Paesi Bassi è alta”.
Il gioco di squadra
Per l’impresa ET partecipano i ricercatori degli istituti nazionali di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e di Fisica Nucleare (INFN), dell’Università di Cagliari, di Sassari e dell’Università La Sapienza di Roma, con il supporto di IGEA S.p.A.
Un gioco di squadra che permette all’Italia – insieme all’Olanda – di avere un ruolo guida in questo progetto di respiro europeo al quale partecipano anche scienziati belgi, tedeschi, polacchi, ungheresi, francesi e britannici.