Clima. Le città italiane maggiormente a rischio

 

Il rapporto del Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Fondazione CMCC) appena pubblicato rileva la situazione di crisi climatica di 6 città italiane accomunate dall’aumento delle temperature negli ultimi 30 anni con le gravi conseguenze spesso disastrose “per la salute delle persone”.

Le città sotto osservazione e sottoposte dal Centro all’analisi del rischio sono le nostre metropoli: Torino, Milano, Venezia, Bologna, Roma, Napoli.

Scrive nella prefazione dello studio Donatella Spano: “Se guardiamo al sistema urbano italiano, dove risiede oltre il 56% della popolazione, alle sue caratteristiche fisiche e strutturali per quantità e qualità del costruito, con elevata presenza di superfici impermeabili e limitate aree di carattere naturale, risulta chiaro che i nostri centri urbani sono dei veri hot-spot per le conseguenze del cambiamento climatico”.

“Fenomeni estremi come ondate di calore e precipitazioni intense – si legge poi nel rapporto – possono produrre impatti la cui intensità è diversa che altrove, mettendo a serio rischio la salute e l’incolumità soprattutto delle categorie di popolazione più fragile”.

Da qui al 2100

Lo studio fa previsioni fino al 2100 e segnala che “che se non vengono applicate le politiche climatiche, e l’aumento della temperatura prevista mette paura fino a 6 in estate, ma nel dettaglio ci sono città (come Roma e Torino ad esempio) che potrebbero registrare un innalzamento fino a 5 gradi anche in inverno. Invece, “nell’ipotesi di un trend lineare” l’aumento 2 gradi in tutte le stagioni, anche prendendo le adeguate misure di contrasto alla cambiamento climatico.

Se il fenomeno delle ondate di calore è comune a tutte le città prese in esame per quanto riguarda gli allagamenti da piogge intense questi “sono esacerbati dall’ambiente urbano a causa della densità delle costruzioni, dell’impermeabilizzazione del suolo e di specifiche caratteristiche delle singole città. A Milano, ad esempio, ci sono stati 150 eventi di piena negli ultimi 140 anni e in anni recenti si sono manifestati meno giorni piovosi, ma piogge più intense. A Napoli, piogge intense che si sono verificate ogni 10 anni, potrebbero verificarsi ogni 4″. E Roma e Bologna potrebbe andare incontro a un aumento di intensità e frequenza di fenomeni allagamento.

Venezia e le coste italiane

Una conferma dello studio arriva per Venezia, come è già noto rischia di essere sommersa dall’acqua del mare: negli ultimi 10 le precipitazioni hanno portato per 40 volte al superamento della soglia critica dei 120 centimetri. Complessivamente negli ultimi 150 anni il livello dell’acqua relativo alla città lagunare è cresciuto di oltre 30 centimetri.

Al riguardo però si deve ricordare che senza gli interventi di mitigazione e adattamento tutte le regioni italiane bagnate dal mare, per l’innalzamento veloce delle acque a causa dal riscaldamento globale – ossia 40 aree costiere – sono a rischio inondazione e entro il 2100, avvisavano già le proiezioni dell’Enea, migliaia di chilometri quadrati “rischiano di essere sommerse dal mare: nell’area nord adriatica oltre a Venezia, Trieste e Ravenna; la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia; La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull’Isola d’Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana; la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio; la piana del Volturno e del Sele in Campania; l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna; Metaponto in Basilicata; Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia; Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria. Sommando la superficie delle 14 zone costiere già mappate nel dettaglio si arriva a un’estensione totale a rischio inondazione di 5.686,4 km2 , pari a una regione come la Liguria”.

Le 6 città già attive contro i cambiamenti climatici

Tornando allo studio della Fondazione CMCC, l’analisi non dimentica le misure già in atto per contrastare “il disastro” ambientale. “ Molti e diversi sono i modi con cui le sei città affrontano il rischio connesso ai cambiamenti climatici . Se tutte si concentrano sull’analisi dei rischi connessi a ondate di calore e allagamenti, diverse sono le strade che ciascuna percorre per sviluppare piani di intervento. In alcuni casi (Milano, Bologna, Torino) la macchina amministrativa è dotata di elevate competenze e capacità tecniche, in altri casi (Roma, Napoli, Venezia), mentre si procede alla formazione delle capacità necessarie, si punta a collaborazioni con università e centri di ricerca del territorio. In tutti i casi, risultano determinanti la partecipazione in network nazionali o internazionali di città impegnate in azioni per affrontare i cambiamenti climatici e l’attivazione di pratiche partecipative che coinvolgano cittadini e stakeholders”.

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