Le rivelazioni dell’Uomo di Altamura
Lo scheletro di Neanderthal più completo al mondo è il cosiddetto Uomo di Altamura, rinvenuto nella zona pugliese nel 1993, ma del quale soltanto negli ultimi anni, grazie alla tecnologia avanzata, i ricercatori sono riusciti a individuare con esattezza alcuni particolari.
Il reperto è stato ritrovato della grotta carsica di Lamalunga in Alta Murgia a diversi metri di profondità, dove tutt’ora giace ricoperto dalle incrostazioni calcaree.
Studiarlo è molto difficile. Ma il progetto di ricerca finanziato del Ministero dell’Università e delle Ricerca (Mur), con l’autorizzazione della Soprintendenza Archeologica e avviato nel 2017, grazie a sofisticate apparecchiatura ha condotto ad alcune conferme e a nuove certezze, come dimostra lo studio condotto dalle Università di Firenze, di Pisa e La Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista Plos One
Gli studiosi delle 3 unità di ricerca, dopo essersi calati nella grotta, nonostante le condizioni difficili, hanno fatto una serie di osservazioni e rilevamenti sull’apparato di masticazione (mascella e mandibola) che gli permette di sostenere che si tratta dei resti di un Neanderthal morto in età matura di stenti, dopo essere caduto in un pozzo.
Spiega Jacopo Moggi Cecchi a capo dell’unità dell’Università di Firenze: “Grazie all’ausilio di sonde videoscopiche ad alta risoluzione (che dobbiamo alla collaborazione della Olympus Europa), siamo riusciti a osservare le caratteristiche della dentatura e delle ossa mascellari, ottenendo nuove informazioni sull’età e lo stato di salute e confermando la presenza di caratteri tipici dei Neanderthal“. La conferma, dunque, che il reperto risale a circa 150mila anni fa corrispondente al periodo paleolitico.
“La presenza del terzo molare (il ‘dente del giudizio’) e il grado di usura masticatoria indicano un individuo adulto, piuttosto avanti negli anni, ma non anziano. L’uomo doveva aver avuto qualche problema di salute; è stata infatti osservata la perdita di due denti prima della morte: uno lo aveva perso da diversi anni, l’altro in tempi successivi. È una delle rare volte nelle quali si osservano queste circostanze in un Neanderthal, visto che nella preistoria antica l’incidenza di problemi dentari era molto bassa” apprendiamo da Giorgio Manzi capo progetto del gruppo dell’ateneo romano.
“Abbiamo anche effettuato una radiografia dei denti anteriori, utilizzando per la prima volta a questo scopo un apparecchio a raggi X portatile KaVo Nomad Pro 2 – specifica Damiano Marchi, responsabile del gruppo di ricerca dell’Università di Pisa -. In questo modo abbiamo così individuato una lesione nell’osso, alla base di un incisivo, che potrebbe essere dovuta a una forte stress non riconducibile all’alimentazione”.
“Nuove acquisizioni su questo straordinario reperto potranno essere raggiunte con la pubblicazione delle altre ricerche in corso – riporta, infine, il sito uniroma1.it – . Inoltre, molto di più è atteso con lo studio approfondito del reperto in laboratorio, quando saranno superate le difficili e insolite condizioni nelle quali i ricercatori devono ora operare all’interno della grotta, ossia quando sarà possibile estrarre le ossa di questo formidabile reperto dalle profondità del sistema carsico”.
Immagine tratta al sito dal sito Rete museale Uomo di Altamura