Voces Yumhu, il Vaticano e il viaggio per Roma
L’otomí è la più antica etnia, ancora esistente, in Messico. I suoi antenati occuparono la terra messicana vari millenni prima dell’era cristiana. Oggi il gruppo etnico conta circa 650mila persone e, soltanto, poco più della metà parlano l’otomí.
In questi giorni l’etnia è assurta a popolarità internazionale, perché i 22 bambini della comunità che formano il coro Voces Yumhu hanno ricevuto l’invito di cantare per papa Francesco. L’esibizione è stata fissata per il 21 settembre 2017 nella basilica romana di Sant’Andrea della Valle, in occasione del 25° anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche fra lo Stato Vaticano e il Messico.
Ma c’è un problema
L’invito è stato accolto dalla comunità con grande entusiasmo ma è sorto repentino un problema: mancano i fondi per finanziare il viaggio per Roma.
I familiari dei bambini, coadiuvati dai parenti, amici e simpatizzanti si stanno dando un gran daffare per riunire la cifra necessaria.
I 22 bambini e i 10 adulti che li accompagneranno sono fiduciosi nel riuscire a raccogliere i soldi in tempo; tuttavia sussiste la paura, soprattutto fra i piccoli, di non riuscire a cantare davanti al papa. La comunità indigena, concentrata soprattutto nello Stato di Tlaxcala, uno dei più poveri di tutto il Messico, non ha una stabilità lavorativa. La maggior parte vive con i proventi del lavoro giornaliero svolto nelle campagne. Per organizzare il viaggio hanno creato lotterie ma la vendita dei biglietti è stata scarsa. A 40 giorni dalla fatidica data settembrina, come riporta Pressreader, sono state riunite risorse soltanto per 10 biglietti aeri.
Partano nuove iniziative. I genitori dei coristi hanno creato il Comitato dei Genitori del Coro (nella foto in alto), il cui presidente, Evaristo Hernandez Castillo, ha aperto un conto bancario, sperando nelle donazioni di generosi simpatizzanti della causa. Il Comune di Ixtenco, dove il coro è nato 3 anni fa, ha elaborato il progetto #PorTiContigoyPorIxtenco: alla ricerca di patrocinio per il viaggio è riuscito a coinvolgere l’organizzazione del concorso Bellezza Miss Mexico – Tlaxcala che verserà la metà degli introiti della manifestazione.
Il Governatore di Tlaxcala, Marco Antonio Mena (nella foto a lato con i piccoli cantori) pensa, invece, a un concerto nel teatro omonimo della capitale, Xicotencáti, le cui entrate saranno destinate al viaggio dei ragazzi del coro. Nel frattempo è giunta la risposta della comunità messicana di Roma, che si è detta disponibile a ospitare in tutto e per tutto la delegazione. Delegazione che sarà formata da 32 persone: 22 componenti del coro, 6 genitori, 3 maestri e il direttore delle relazioni interistituzionali Ely Romero.
Diffondere un’antica cultura, tramandare una lingua in via di estinzione
Speriamo che riescano a raggiungere Roma. Perché oltre alla bravura dei coristi e la valenza culturale dell’iniziativa, il coro è nato con lo scopo di tramandare la lingua, l’Yumhu, una variante linguistica dell’otomì, che rischia di sparire, in quanto parlata solo dalle persone anziane.
Voces Yumhu ha un repertorio di 30 canzoni popolari, alcune delle quali sono composizioni originali del coro stesso. Uriel Ángel di 13 anni, traduttore delle canzoni dallo spagnolo all’otomí ci tiene a sottolineare la “forza emotiva” che assume il testo nella versione della lingua indigena. “Ogni lingua” afferma il maturo Uriel “è diversa e ha la sua tonalità”. Tra le canzoni più conosciute tradotte da Uriel figurano pezzi famosi in tutto il mondo come“Imagine” di John Lennon o “Solamente una vez”. Tra le composizioni originali, composte all’insegna della cultura otomí, ricordiamo “Hombre inmortal” che racconta le gesta del guerriero de Ixtenco, Tlahuicole.
Questa la storia del coro Voces Yumhu, che confidano di diffondere la loro antica cultura e far sopravvivere la loro lingua, venendo a Roma a cantare per il papa. Soldi per i biglietti aereo permettendo.